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rabbia come gestirla Psicologia

Come gestire ira e rabbia

Alcuni suggerimenti e tecniche per tenere la rabbia sotto controllo

La rabbia è un’emozione normale e utile. Ma diventa problematica quando si attiva troppo spesso o ti conduce in spirali aggressive fuori controllo. La rabbia cronica e dirompente ha gravi conseguenze per le tue relazioni, la tua salute e il tuo stato mentale. La buona notizia è che tenere la rabbia sotto controllo è più facile di quanto pensi. Con la comprensione delle vere ragioni della tua rabbia e di alcuni strumenti di gestione della stessa, puoi imparare a non arrabbiarti con la tua vita.

Perché la rabbia è qualcosa che devi controllare ma non schiacciare?

L’emozione della rabbia non è né buona né cattiva. Come ogni emozione, sta trasmettendo un messaggio, che ti dice che una situazione è fastidiosa, ingiusta o minacciosa. Se la tua reazione alla rabbia è quella di esplodere, tuttavia, quel messaggio non ha mai la possibilità di essere trasmesso. Quindi, mentre è perfettamente normale sentirsi arrabbiati quando sei stato maltrattato o hai notato un’ingiustizia, la rabbia diventa un problema quando la esprimi in un modo che danneggia te stesso o gli altri.

Come la gestione della rabbia può aiutarti

Potresti pensare che sfogare la tua ira sia salutare, che le persone intorno a te siano troppo sensibili, che la tua rabbia sia giustificata, o che devi mostrare la tua aggressività per ottenere il rispetto. Ma la verità è che l’espressione dell’ira ha molte più probabilità di danneggiare le tue relazioni, alterare il tuo giudizio, intralciare il successo e avere un impatto negativo sul modo in cui le persone ti vedono.

Che cosa si vuole ottenere

Molte persone pensano che la gestione della rabbia riguardi l’apprendimento di modalità per sopprimere le emozioni. Ma non arrabbiarsi mai non è un obiettivo salutare. L’ira è normale, e verrà fuori indipendentemente da quanto tu provi a placarla. Il vero obiettivo della gestione della rabbia non è quello di sopprimere i sentimenti, ma piuttosto di capire il messaggio dietro l’emozione e di esprimerlo in modo sano senza perdere il controllo. Quando lo fai, non ti sentirai solo meglio, avrai anche maggiori probabilità di soddisfare i tuoi bisogni, essere in grado di gestire meglio i conflitti e rafforzare le tue relazioni.

Padroneggiare l’arte della gestione della rabbia richiede lavoro e tempo, ma più ti eserciti, più facilmente otterrai i risultati. E il vantaggio è enorme. Imparare a controllare la tua rabbia ed esprimerla in modo appropriato ti aiuterà a costruire relazioni migliori, raggiungere i tuoi obiettivi e condurre una vita più sana e soddisfacente.

Suggerimento 1: esplora cosa c’è dietro la tua rabbia

I problemi d’ira derivano spesso da quello che hai imparato da bambino. Se durante l’infanzia osservi che nella tua famiglia è normale urlare, picchiare o lanciare oggetti, potresti pensare che questo è il modo in cui la rabbia debba essere espressa. Inoltre eventi traumatici e alti livelli di stress possono renderti più suscettibile nell’espressione dell’aggressività.

La rabbia è spesso una copertura di altri sentimenti. Per esprimere le tue emozioni nei modi appropriati, devi essere in contatto con ciò che senti veramente. La tua rabbia maschera spesso altri sentimenti come imbarazzo, insicurezza, ferite, vergogna o vulnerabilità.

La rabbia può anche essere un sintomo di problemi di salute psicologica, come depressione, ansia, trauma o stress cronico.

Suggerimento 2: Sii consapevole dei tuoi segnali di allarme

Potresti accorgerti che le tue esplosioni di ira arrivano senza preavviso. La rabbia è una normale risposta fisica. Alimenta il sistema di “lotta o fuga” del nostro corpo, e più ti arrabbi, più il tuo corpo va in sovra stimolazione. Se diventi consapevole dei segnali che il tuo umore sta iniziando a ribollire riuscirai a prendere provvedimenti per gestire la tua emozione prima che diventi incontrollabile.

Presta attenzione al modo in cui senti la rabbia nel tuo corpo:

  • Un nodo allo stomaco
  • Stringi le mani o la mascella
  • Sensazione di sudore o arrossamento
  • Respiri più velocemente
  • Mal di testa
  • Nervosismo o agitazione
  • Difficoltà a concentrarsi
  • Tachicardia
  • Tensione le spalle

Identifica i modelli di pensiero negativi che scatenano la tua rabbia

Potresti pensare che fattori esterni (ad esempio le azioni insensibili di altre persone o situazioni frustranti) stiano causando la tua rabbia. Ma i problemi hanno poco a che fare con ciò che ti succede ma casomai dal come interpreti e pensi a quello che ti è successo.

Suggerimento 3: scopri come calmarti

Una volta che sai come riconoscere i segnali di avvertimento che il tuo umore si sta surriscaldando, puoi agire rapidamente per affrontare la tua rabbia prima che diventi fuori controllo. Ci sono molte tecniche che possono aiutare a calmarti e tenere sotto controllo la tua rabbia. Come ad esempio:

  • Concentrati sulle sensazioni fisiche della rabbia
  • Fai alcuni respiri profondi.
  • Fai alcuni esercizi fisici.
  • Usa i tuoi sensi. Prova con delle tecniche di grouding.
  • Distendi o massaggia le zone di tensione.
  • Conta lentamente fino a dieci.
  • Esercitati nella meditazione.

Quando inizi a arrabbiarti per qualcosa, prenditi un momento per pensare alla situazione. Chiedilo a te stesso:

  • Quanto è importante nei pieni più generali della mia vita?
  • Vale davvero la pena arrabbiarsi per questo?
  • Vale la pena rovinare il resto della mia giornata?
  • La mia risposta è appropriata alla situazione?
  • C’è qualcosa che posso fare al riguardo?
  • L’azione sta valendo il mio tempo perso?

Suggerimento 4: Trova modi più sani per esprimere le tue emozioni

Se hai deciso che vale la pena arrabbiarsi e c’è qualcosa che puoi fare per migliore la situazione, la chiave è esprimere i tuoi sentimenti in modo sano. Se comunicata con rispetto e canalizzata in modo efficace, la rabbia può essere una straordinaria fonte di energia e ispirazione per il cambiamento.

Il modo in cui rispondi a liti e disaccordi sia a casa che al lavoro può creare ostilità e divisioni irreparabili, oppure può creare sicurezza e fiducia. Imparare a risolvere il conflitto in modo positivo ti aiuterà a rafforzare le tue relazioni.

Suggerimento 5: sapere quando cercare un aiuto professionale

Se le tue emozioni ti sta ancora sfuggendo di mano, nonostante tu abbia applicato le precedenti tecniche di gestione della rabbia, o se ti trovi nei guai con la legge o ferisci spesso gli altri, forse hai bisogno di più aiuto. Ci sono molti terapeuti e programmi per persone con questo tipo di problema. Chiedere aiuto non è un segno di debolezza. Troverai spesso che anche altri vivono la tua stessa esperienza, e ottenere un feedback diretto sulle tecniche per controllare la rabbia può essere estremamente utile.

Autostima che cos'è Psicologia

Che cos’è l’autostima

Psicologo a Montebelluna e Pieve del Grappa

Che cos’è esattamente l’autostima?

Quali sono i segnali di una sana o di una bassa autostima.

Tutti sappiamo che l’autostima può ricoprire una fetta importante del successo personale. Troppo poca stima di sé può portare le persone sentirsi sconfitte o depresse. Può anche portare le persone a fare scelte sbagliate, cadere in relazioni distruttive o non riuscire a vivere fino in fondo e a pieno il loro potenziale. Troppa autostima, come spesso vine manifestata nel disturbo narcisistico di personalità, può certamente essere scoraggiante per gli altri e può persino danneggiare i rapporti interpersonali.

I livelli di autostima all’estremità superiore e inferiore dello spettro possono essere dannosi, quindi idealmente, è meglio trovare un equilibrio da qualche parte nel mezzo. Una visione realistica ma positiva di te stesso è generalmente considerata l’ideale. Ma cos’è esattamente l’autostima? Da dove viene e che influenza ha davvero sulle nostre vite?

Cos’è l’autostima?

In psicologia, il termine auto-stima è usato per descrivere in senso generale il valore che una persona ha di se stessa. In altre parole, quanto e come apprezzi te stesso.

L’autostima è spesso vista come un tratto della personalità, il che significa che tende ad essere stabile e duraturo. Inoltre l’autostima può coinvolgere una varietà di credenze su di te, come la valutazione del proprio aspetto, pensieri, emozioni e comportamenti.

Perché l’autostima è importante?

L’autostima può giocare un ruolo significativo nella motivazione e nel successo durante tutta la tua vita. Una bassa autostima può impedirti di riuscire a scuola o al lavoro perché non credi di essere capace di successo. Al contrario, avere una buona stima di sé può aiutarti a trascorrere la tua vita con un atteggiamento positivo e assertivo e con la convinzione di poter raggiungere i tuoi obiettivi.

Teorie sull’autostima

La necessità di avere una buona autostima gioca un ruolo importante nella gerarchia dei bisogni dello psicologo Abraham Maslow, che descrive l’autostima come una delle motivazioni umane fondamentali. Maslow ha suggerito che le persone hanno bisogno sia di stima da parte degli altri che di rispetto per se stessi. Entrambi questi bisogni devono essere soddisfatti affinché un individuo possa crescere come persona e raggiungere l’autorealizzazione.

È importante notare che l’autostima è un concetto distinto dall’auto-efficacia, che implica quanto credi di riuscire a gestirai bene le tue azioni, le prestazioni o le tue abilità.

Fattori che influenzano l’autostima

Come puoi immaginare, ci sono diversi fattori che possono influenzare l’autostima. I fattori genetici che contribuiscono a modellare la personalità possono avere un ruolo importante, ma spesso sono le nostre esperienze a costituire la base dell’autostima complessiva. Coloro che ricevono costantemente valutazioni eccessivamente critiche o negative da parte caregiver, familiari e amici, probabilmente rischieranno di avere problemi di autostima.

Inoltre, il tuo pensiero negativo, l’età, eventuali malattie, disabilità o limitazioni fisiche e il tuo lavoro possono influire sulla costruzione di una autostima sana.

Segnali di sana autostima

Probabilmente hai una buona autostima se mostri i seguenti segnali:

  • Senso di fiducia e confidenza
  • Sapere dire di no
  • Visione positiva del futuro
  • Capacità di vedere i propri punti di forza e di debolezza e accettarli
  • Le esperienze negative non hanno un impatto sulla prospettiva generale
  • Saper esprimere le proprie esigenze e bisogni

Segnali di scarsa autostima

Potrebbe essere necessario lavorare su come ti percepisci se mostri qualcuno di questi segni di scarsa autostima:

  • Visone negativa del futuro
  • Mancanza di confidenza e fiducia
  • Incapacità di esprimere le tue esigenze
  • Ti concentri sulle tue debolezze
  • Sentimenti di vergogna, tristezza o ansia
  • Credi che gli altri siano migliori di te
  • Problemi ad accettare feedback positivi o critiche
  • Paura di sbagliare

Come posso migliorare l’autostima?

Ci sono un sacco di cose che puoi fare per migliorare la tua autostima. Ecco un semplice elenco di buone abitudini quotidiane.

  • Sii gentile con te stesso
  • Misurati con te stesso
  • Datti una mossa. Fai attività fisica.
  • Nessuno è perfetto. Accettalo.
  • Concentrati su ciò che puoi cambiare
  • Fai ciò che ti rende felice
  • Festeggia le piccole cose
  • Sii amichevole

Se credi però che la tua bassa autostima stia ostacolando eccessivamente la tua vita o ti sta facendo provare sintomi di ansia o depressione forse è giunto il momento di contattare un esperto (psicologo psicoterapeuta) che ti possa supportare nel momento difficile che stai passando.

dott. Giovanni Zanusso – Psicologo psicoterapueta a Montebelluna e Pieve del Grappa (TV)

psicologo insonnia Disturbi

Insonnia

Cos’è l’insonnia?

Quasi tutti passiamo periodi di insonnia di volta in volta. Succede circa una volta all’anno. Questo è lo scotto da pagare per il fatto di essere umani e avere la capacità di preoccuparsi ed essere ansiosi per il futuro e ruminare del passato.

L’insonnia cronica è caratterizzata da difficoltà nell’addormentarsi o nel rimanere addormentati, o dal risveglio troppo precoce. Se ci mettete 30 minuti o più per addormentarvi, o se rimanete svegli per 30 minuti o più durante la notte almeno tre volte a settimana – per un mese o più – state ufficialmente soffrendo di insonnia. L’insonnia ha importanti effetti sull’umore e sulla vigilanza. Inoltre è classico un sintomo della depressione.

Alcuni sonniferi possono migliorare la qualità del sonno e la vigilanza del giorno successivo, ma il modo migliore per gestire l’insonnia è di non fare nulla; il meccanismo del sonno tende ad auto-correggersi, se ne ha la possibilità. I trattamenti più efficaci per l’insonnia cronica sono tecniche cognitivo-comportamentali che riducono l’ansia per il sonno e permettono al ciclo del sonno-veglia di regolarsi.

Sintomi di insonnia

L’insonnia può presentarsi in modi molti diversi. Le persone che soffrono di insonnia trovano difficile addormentarsi, si svegliano spesso nel cuore della notte avendo poi problemi a riaddormentarsi, si svegliano troppo presto al mattino o si svegliano sentendosi stanchi. L’insonnia può causare stanchezza durante il giorno e ridurre i livelli di energia. Gli individui con insonnia possono anche avere carenti capacità di fronteggiare le avversità della vita, difficoltà a prestare attenzione e concentrazione, problemi di memoria e difficoltà nell’eseguire anche semplici compiti di routine.

Ma soprattutto, l’insonnia colpisce il tono dell’umore. La mancata regolazione del ciclo sonno-veglia e la conseguente insonnia sembra essere una delle cause principali di innesco della depressione e dell’irritabilità.

Cause di insonnia

Lo stress è spesso la causa primaria dell’insonnia, ma ci sono anche condizioni fisiche che possono portare a questa condizione. Un medico dovrebbe escluderli prima. Ad esempio apnea notturna, ipertiroidismo, alcuni farmaci e problemi gastrointestinali, come il reflusso gastroesofageo.

La mancanza di sufficiente attività fisica durante il giorno può interferire con la regolazione del sonno come anche l’abuso di sostanze.

L’insonnia si verifica molto spesso in risposta a come le persone gestiscono una brutta nottata. Spesso si cerca di compensare un breve periodo di insonnia andando a letto più tardi, facendo un pisolino nel pomeriggio, bevendo qualche drink prima di andare a letto o andando a letto prima. Ma queste azioni riducono solo la naturale pulsione del sonno. Poiché il nostro cervello impara rapidamente ad associare la camera da letto allo stato di veglia, il circolo vizioso dell’insonnia assume presto una vita propria.

Alcune persone sono a rischio di insonnia in virtù di fattori ambientali quali il lavoro a turni e il jet lag. Anche le persone che non hanno abbastanza esposizione alla luce del sole durante il giorno possono avere problemi a dormire. Fattori come bere troppa caffeina o l’eccessivo riscaldamento in camera da letto possono interferire con il sonno.

Trattamenti per l’insonnia

Un breve episodio di insonnia è gestibile senza fare nulla di particolare. È importante non compensare rimanendo a letto più a lungo o sonnecchiando durante il giorno.

L’insonnia cronica risponde bene ai trattamenti cognitivo-comportamentali volti ad eliminare l’ansia e fermare i comportamenti che si concludono con il peggioramento e il perpetuarsi della condizione.

La terapia cognitivo-comportamentale si focalizza sui pensieri e le azioni che interrompono il sonno. Può includere un training al rilassamento per ridurre l’ansia. Si concentra sulla creazione di un programma del sonno che limita il tempo che si trascorre a letto da svegli.

Tutti i trattamenti efficaci per l’insonnia incoraggiano una buona “igiene del sonno” che spesso include:

  • Dormire e svegliarsi alla stessa ora ogni giorno (anche nei fine settimana)
  • Imparare tecniche di meditazione e praticarle prima di andare a dormire
  • Praticare un adeguato esercizio fisico durante il giorno
  • Limitare il consumo di caffeina e limitarlo al mattino
  • Evitare l’alcol, che è un grande disgregatore del sonno
  • Mantenere la camera da letto buia, soprattutto quando si invecchia
  • Mantenere la camera da letto fresca (e dormire sotto le coperte)

Leggi l’articolo su “Cinque consigli per addormentarsi velocemente”

Mindful eating zanusso psicologo Psicologia

Mindful Eating

Ovvero come godersi davvero il proprio pasto e mantenere i chili persi attraverso una dieta

Hai lavorato duramente ad un progetto sul computer ed è ora di una pausa. Ti stai trattenendo, aspettando il delizioso sapore di un gelato alla crema? un pezzo di cioccolato fondente? una ciambella? un panino imbottito? alcune fragole fresche?

Dai un primo morso. Molto delizioso! Prendi il secondo boccone. Ancora delizioso, forse un po’ meno gustoso del primo boccone, ma non importa. Guardi il computer e qualcosa attira la tua attenzione. Uno scandalo di gossip, uno scoop politico, un video strano e stravagante. Fai clic, guardi e continui a mangiare.

Il cibo è scomparso! Dove è finito?

All’improvviso guardi in basso. Dove è andato a finire il cibo? Le tue dita sono appiccicose e c’è ancora una traccia di sapore sulla tua lingua, quindi deve essere scomparso nel tuo stomaco mentre non stavi guardando. Delusione e insoddisfazione si insinuano. “E’ svanito! Sarà meglio averne un altro.” Poi una voce interna ti dice “Che cosa stai pensando? Basta uno spuntino, sai che stai cercando di perdere peso / mangiare meglio / ecc.

Inizia così la lotta per il semplice, biologicamente naturale, piacevole atto del mangiare. Com’è che il cibo e i pasti sono diventati una così comune fonte di infelicità? E perché si è verificato in un paese con un’abbondanza di cibo? La ragione fondamentale del nostro squilibrio con il cibo e il mangiare è che abbiamo dimenticato come essere presenti mentre mangiamo. Mangiamo senza pensare, in maniera distratta.

Le diete non funzionano? Cibo, cellule adipose e stomaco non sono il problema

Abbiamo deciso che il problema era nel cibo, quindi abbiamo usato la tecnologia chimica per eliminare le calorie ed eliminare il grasso utilizzando gli edulcoranti chimici e i grassi artificiali. Il cibo è cibo. Non è né buono né cattivo. Poi abbiamo deciso che il problema erano le nostre cellule adipose, quindi le abbiamo ridicolizzate e maltrattate. Le cellule di grasso stanno solo cercando di fare il loro lavoro, che è quello di immagazzinare energia per periodi di magra o carestia. Per la maggior parte della nostra storia evolutiva, la fame derivava dal una tempesta di neve o da siccità. Le nostre cellule di grasso sono lì per aiutarci a sopravvivere! In Africa le donne magre hanno difficoltà a trovare marito. Non sono considerati adatte al matrimonio, si ammaleranno e moriranno!

Poi abbiamo deciso che il sistema digestivo era il problema, quindi abbiamo graffettato lo stomaco o bypassato chirurgicamente l’intestino tenue. Il sistema digestivo sta solo cercando di fare il suo lavoro, triturare il cibo, assorbire i nutrienti ed eliminare ciò che non serve. (Non c’è dubbio che la chirurgia bariatrica possa essere una misura salvavita di emergenza per alcune persone, costringendo le persone a mangiare consapevolmente, causando dolore e vomito, se non lo fanno. È molto costoso, ha molti effetti collaterali e non è una soluzione a lungo termine per la maggior parte delle persone).

Il problema non è nel cibo, nelle cellule adipose o nello stomaco e nell’intestino. Il problema sta nella mente. Sta nella nostra mancanza di consapevolezza dei messaggi che arrivano dal nostro corpo, dalle nostre stesse cellule e dal nostro cuore. Mangiare consapevolmente ci aiuta a imparare a sentire ciò che il nostro corpo ci sta dicendo della fame e della soddisfazione. Ci aiuta a prendere coscienza di chi ha fame nel complesso corpo / cuore / mente, e come e con che cosa è meglio nutrirlo. Mangiare consapevole è naturale, interessante, divertente ed economico.

Cos’è la Mindfulness?

Tra le possibili descrizioni è diventata “classica” quella di Jon Kabat-Zinn, uno dei pionieri di questo approccio. Secondo l’autore Mindfulness significa “prestare attenzione, ma in un modo particolare: con intenzione, al momento presente, in modo non giudicante”.

L’ultima frase è molto importante. Nel mangiare consapevole non ci stiamo confrontando con nessun altro. Non giudichiamo noi stessi o gli altri. Stiamo semplicemente assistendo alle molte sensazioni e pensieri che emergono mentre mangiamo. La ricetta per la Mindful Eating e richiede l’effetto gratificante della gentilezza e il gusto della curiosità.

Cosa è la Mindful Eating?

Mangiare consapevolmente implica prestare piena attenzione all’esperienza di mangiare e bere, sia all’interno che all’esterno del corpo. Prestiamo attenzione ai colori, agli odori, alle consistenze, ai sapori, alle temperature e persino ai suoni (crunch!) del nostro cibo. Prestiamo attenzione all’esperienza del corpo. Dove nel corpo sentiamo la fame? Dove proviamo soddisfazione? Cosa si prova a metà o tre quarti della “pienezza” dello stomaco?

Prestiamo anche attenzione alla mente. Mentre evitiamo il giudizio o le critiche, osserviamo quando la mente si distrae, allontanandosi dalla piena attenzione per ciò che stiamo mangiando o bevendo. Osserviamo gli impulsi che si presentano dopo aver bevuto qualche sorso o fatto qualche morso: per prendere un libro, accendere la TV, chiamare qualcuno sul cellulare o fare ricerche sul web su qualche argomento interessante. Notiamo l’impulso e torniamo a mangiare.

Notiamo come il mangiare influisce sul nostro umore e su come le nostre emozioni come ansia e tristezza influenzino il nostro modo di mangiare. Gradualmente riprendiamo il senso di facilità e libertà con il mangiare che abbiamo avuto durante l’infanzia. È il nostro naturale diritto dalla nascita.

Le vecchie abitudini di mangiare e non prestare attenzione non sono facili da cambiare. Non provate a fare cambiamenti drastici. Il cambiamento duraturo richiede tempo e si basa su molti piccoli cambiamenti. Iniziando semplicemente.

Ecco alcuni semplici esempi di mindful eating

(1) Prova a dare ai primi quattro sorsi di una tazza di tè o di caffè caldo la massima attenzione.
(2) Se stai leggendo e mangiando, prova ad alternare queste attività, non facendo entrambe contemporaneamente. Leggi una pagina, poi metti giù il libro e mangia qualche boccone, assapora i sapori, poi leggi un’altra pagina e così via.
(3) Durante i pasti in famiglia, potresti chiedere a tutti di mangiare in silenzio per i primi cinque minuti, pensando alle molte persone che hanno collaborato per portare il cibo nel tuo piatto.
(4) Prova a mangiare un pasto alla settimana in modo consapevole, da solo e in silenzio. Sii creativo. Ad esempio, potresti pranzare dietro una porta chiusa dell’ufficio o addirittura da solo nella tua auto.

Dott. Giovanni Zanusso – Psicologo psicoterapeuta

Abuso di alcol e alcolismo Senza categoria

Alcolismo e abuso di alcol

Psicologo a Pieve del Grappa e Montebelluna

Come uscire dal problema dell’abuso di alcol

Bere bevande contenenti alcol è un’abitudine diffusa in molte società. Oggi, come in passato, la maggior parte delle persone beve alcolici, e la maggior parte lo fa senza gravi conseguenze. Il consumo di alcuni, tuttavia, non è solo eccessivo, ma è associato a gravi conseguenze per se stessi e per gli altri.

Cos’è l’alcol?

L’alcol (etanolo) è una droga psicoattiva – il suo principale effetto sul cervello è quello di deprimere del sistema nervoso centrale. Sebbene le persone possano bere grandi quantità di alcol in brevi periodi di tempo, l’alcol viene metabolizzato ed eliminato dal corpo a un ritmo lento e regolare: circa un drink all’ora. L’alcol non metabolizzato circola nel flusso sanguigno e viene chiamato tasso alcolemico. Non tutti i tipi di bevande alcoliche contengono la stessa quantità di alcol e quindi gli effetti sull’organismo sono di conseguenza differenziati.

Cosa fa l’alcol al nostro organismo?

Gli effetti dell’alcol dipendono dalla quantità consumata, dal periodo di tempo in cui l’alcol viene consumato, dall’esperienza passata dell’utente e dalle circostanze in cui si verifica il consumo (da variabili come l’umore del bevitore, la presenza di altri o digiuno). Se usato con moderazione, l’alcool produce effetti piacevoli (come euforia e perdita dei freni inibitori). Tuttavia, man mano che aumenta il livello di alcol nel sangue, gli effetti diventano sempre più negativi e il normale funzionamento è compromesso. Gli effetti possibili includono eloquio biascicato e blackout (periodi di amnesia limitati nel tempo) riduzione della visione laterale, perdita di equilibrio, difficoltà motorie, nausea e confusione.

Il ripetuto consumo eccessivo di alcol può avere effetti negativi a lungo termine. Gli effetti cronici del consumo di alcol possono variare da lievi problemi medici come l’infiammazione dello stomaco a gravi come la cirrosi e danni cerebrali. Quando il consumo eccessivo di alcol è combinato con il fumo di sigaretta, aumenta il rischio di gravi malattie (come cardiopatie e tumori). Le conseguenze psicosociali del consumo eccessivo di alcol possono variare da lievi, come il rimanere in malattia per alcuni giorni a quelli gravi come il divorzio, la perdita del lavoro e perdita dell’affidamento dei figli.

Tolleranza e dipendenza sono due fattori che caratterizzano i problemi di alcol. Tolleranza significa che con l’uso ripetuto di alcol, il bevitore deve consumare di più per ottenere lo stesso effetto prodotto in precedenza da quantità minori. Gli individui che hanno sviluppato una tolleranza possono a volte mostrare pochi segni osservabili di intossicazione, nonostante abbiano consumato una grande quantità di alcol.

I forti bevitori regolari possono facilmente diventare psicologicamente e/o fisicamente dipendenti dall’alcol. La dipendenza psicologica è meglio definibile come un bisogno compulsivo di alcol, soprattutto quando la persona consuma di fronte alle ovvie conseguenze negative. La dipendenza psicologica può essere separata dalla dipendenza fisica, sebbene le due forme spesso si manifestino insieme. La dipendenza fisica si verifica quando il corpo si è adattato alla presenza di alcol. Smettere di bere quando si è dipendenti può portare ad una sindrome da astinenza da alcol.

Chi è a rischio di dipendenza e perché la gente beve eccessivamente?

C’è una predisposizione genetica?

Sebbene alcune prove suggeriscano che esiste una base genetica o una vulnerabilità per problemi di alcol, poco si sa su cosa possa essere specificamente ereditato. Ci sono alcune prove convincenti che i maschi con i padri alcolizzati sono a maggior rischio di sviluppare problemi con l’alcol; questo è particolarmente vero se l’alcolizzato era il nonno. Tuttavia, una delle principali limitazioni di questa scoperta è che queste casistiche rappresentano solo una piccola percentuale di quelli con problemi di alcol. Poiché la maggior parte dei dipendenti non ha una storia familiare di problemi di alcol, anche i fattori ambientali contribuiscono in modo significativo allo sviluppo dell’alcolismo. Le evidenze attuali suggeriscono che i problemi dell’alcol non sono né solo biologicamente né esclusivamente di origine ambientale, un approccio biopsicosociale sembra necessario per una comprensione adeguata dello sviluppo dei problemi di alcol.

L’abuso di alcol è un disturbo progressivo?

Le ricerche attuali suggeriscono che gli alcolisti che abusano di alcol più spesso passano periodi di alta intensità di consumo, separati da periodi di astinenza senza problemi. Solo una minoranza sperimenta un progressivo peggioramento del problema.

Se l’eccessivo consumo di alcol provoca così tante conseguenze negative a lungo termine, perché le persone continuano a bere molto?

Le persone bevono eccessivamente per una serie di motivi. Sebbene sia stato da sempre creduto che il problema del bere sia principalmente in risposta a stati emotivi negativi (come ansia o depressione) e a problemi interpersonali o pressione sociale, alcune recenti ricerche suggeriscono che molti bevitori riferiscono di bere principalmente quando sono di umore positivo per sentirsi ancora meglio.

Sia che si beva per superare un periodo negativo o per potenziare le emozioni positive, i benefici del bere di solito si verificano prima degli effetti negativi. Si ritiene che questo effetto premiante (rinforzante) a breve termine sia uno dei principali motivi per cui le persone sono disposte a rischiare le conseguenze negative a lungo termine del consumo eccessivo di alcol.

Come è possibile uscire dall’alcolismo o limitare l’abuso di alcol?

Vari approcci terapeutici sono stati utilizzati nel trattamento delle dipendenze (inclusi i farmaci anti-alcolici, la terapia individuale e di gruppo, gli Alcolisti Anonimi e la terapia cognitivo comportamentale). Tuttavia, la maggior parte dei trattamenti ha mostrato un successo limitato. Anche il tema degli obiettivi del trattamento è controverso. Per qualche tempo, l’astinenza – non bere affatto – fu ritenuta l’unico obiettivo appropriato. Le ricerche condotte negli ultimi due decenni suggeriscono, tuttavia, che la riduzione del consumo di alcol è un obiettivo appropriato per alcuni dipendenti, in particolare quelli il cui problema non è eccessivamente grave. Alcune ricerche recenti suggeriscono che alcuni alcolisti riescono ad uscirne senza un aiuto o un trattamento formalizzato.

La terapia cognitivo comportamentale ha contribuito in modo significativo alle principali scoperte nel campo dell’alcol negli ultimi decenni, in particolare nelle aree della valutazione e delle tecniche di trattamento e cura.

I trattamenti cognitivo comportamentali iniziano con una valutazione dettagliata del comportamento del bevitore. Queste informazioni vengono utilizzate per sviluppare un piano individualizzato per promuovere cambiamenti positivi e benefici nel comportamento target e nei comportamenti correlati.

I principi guida comuni suggeriscono che il trattamento: (a) dovrebbe essere individualizzato; (b) dovrebbe essere meno restrittivo (richiedendo il minimo cambiamento di vita pur continuando a raggiungere gli obiettivi e mantenendo i risultati); (c) dovrebbe essere progettato per includere componenti che migliorano l’impegno al cambiamento (motivazione), consentendo ai pazienti essere loro stessi la guida del proprio trattamento; (d) dovrebbe affrontare i problemi relativi alla ricaduta, poiché i tassi di recidiva nell’alcolismo sono estremamente alti dopo il trattamento.

Quanto dura il trattamento per l’alcolismo?

La durata del trattamento varia a seconda delle esigenze del paziente. Per alcuni questo potrebbe significare alcune sessioni; per altri potrebbe comportare un processo più lungo o più intenso. Si raccomanda che il trattamento inizi con l’intervento minimo adatto alla gravità del problema, con tecniche aggiuntive implementate solo se necessario.

Disturbo da accumulo compulsivo Disturbi

Il disturbo da accumulo compulsivo

Psicologo a Pieve del Grappa e Montebelluna:

Che cos’è l’accumulo compulsivo e come viene diagnosticato?

L’accumulo compulsivo (hoarding in inglese) è molto più che avere un sacco di cose. È uno specifico tipo di comportamento che può avere conseguenze gravi sulla vita di una persona e di chi gli sta vicino.

Cos’è l’accumulo compulsivo o disposofobia?

L’accumulo compulsivo o patologico è un comportamento problematico caratterizzato da:

  • acquisire e non riuscire a buttare via un gran numero di oggetti che sembrerebbero avere poco o nessun per gli altri, come vecchie riviste, contenitori, vestiti, libri, posta indesiderata, ricevute, note o elenchi
  • la presenza di un grave disordine in casa tale da non poter essere più utilizzata come uno spazio vivibile.
  • disagio significativo o menomazione del lavoro o della vita sociale

Chi colpisce il disturbo da accumulo compulsivo?

Circa il 15% delle persone con un disturbo ossessivo compulsivo dichiarano l’accumulo come sintomo principale, altri lo indicano come un sintomo secondario. L’accumulo può verificarsi anche in persone con altri disturbi psichiatrici, come disturbi del controllo degli impulsi o disturbi da tic.

Il disturbo da accumulo compulsivo è piuttosto raro. Di solito inizia nell’infanzia e spesso passa inosservato fino all’età adulta. Le persone che accumulano spesso hanno parenti che ne hanno sofferto a loro volta in passato.

Spesso il disturbo da accumulo compulsivo è accompagnato da altri disturbi, primo tra tutti dalla depressione e da disturbi di personalità.

L’accumulo compulsivo tiene la tua vita in sospeso

Se accumuli, investi molta energia acquistando oggetti o cercando omaggi gratuiti. Alcune persone ricorrono al furto per acquisire oggetti di valore.

Le persone che accumulano spesso frequentano le svendite di seconda mano, le discariche e altre aree in cui i rifiuti vengono raccolti per cercare oggetti di interesse. L’acquisto di articoli online è diventata una delle modalità preferite per le persone che accumulano, in quanto consente loro di evitare l’imbarazzo di fare acquisti multipli di persona.

Se accumuli, non è raro avere una serie di rigide credenze riguardo ai tuoi beni. Le persone che accumulano spesso sostengono che i loro averi accumulati hanno un valore molto alto e che potrebbero tornare utili per il futuro. Inoltre, potresti persino vedere i tuoi beni come amici e sentirti in colpa per averli scartati.

Molte persone che accumulano compulsivamente tengono segreta e la loro condizione e provano un profondo imbarazzo. A causa della segretezza e dell’imbarazzo, le relazioni interpersonali e professionali sono spesso ostacolate. Molti accaparratori rimangono single per tutta la loro vita e possono ritrovarsi incapaci di mantenere un lavoro.

Come diagnosticare il disturbo da accumulo compulsivo

Sebbene l’accumulo possa essere imbarazzante, molte persone si sentono sollevate dopo aver rivelato il loro comportamento ad un medico o ad un psicoterapeuta. Come nel disturbo ossessivo compulsivo, la diagnosi di disposofobia dovrebbe essere fatta solo da un professionista della salute mentale qualificato, come un medico o uno psicologo.

Per diagnosticare l’accumulo compulsivo, potresti porti alcune di queste domande:

  • Sei in grado di resistere all’impulso di raccogliere oggetti, anche quelli che sai che non userai mai?
  • Eviti spesso di buttare via le cose perché sarebbe troppo sconvolgente per te?
  • Quale percentuale della tua casa è inutilizzabile a causa del disordine?
  • I tuoi beni sono in disordine?
  • Quanto ti mette in imbarazzo il disordine della tua casa?

Quale trattamento è possibile per il disturbo da accumulo compulsivo?

L’accumulo non sembra rispondere positivamente al trattamento farmacologico come altre forme di disturbo ossessivo compulsivo. Un approccio cognitivo comportamentale può essere più efficace, in quanto mira specificamente ai pensieri disfunzionali che sono spesso presenti tra le persone che accumulano.

Con il metodo comportamentale è possibile utilizzare una serie di strategie, come per esempio l’esposizione con prevenzione della risposta, limitando le aree disponibili per l’accumulo e individuano migliori tecniche di organizzazione degli spazi messi in confusione.

Gioco d'azzardo patologico Disturbi

Gioco d’azzardo patologico

Psicologo a Pieve del Grappa e Montebelluna:

Come uscire dal problema del gioco d’azzardo patologico

Le scommesse possono essere un serio problema per molte persone. Il gioco d’azzardo patologico, chiamato anche ludopatia, può distruggere la vita di una persona e dei suoi cari. Inoltre spesso causa problemi personali e la rovina finanziaria. Il problema del gioco d’azzardo a volte può anche portare a mettere in atto comportamenti criminali.

Che cos’è il disturbo da Gioco d’Azzardo

Un giocatore compulsivo, o patologico, è una persona che non è in grado di resistere ai suoi impulsi di scommettere. Ciò porta a gravi conseguenze personali e sociali. L’impulso a giocare diventa così forte che la tensione può essere alleviata solo attraverso ulteriore gioco.

C’è una linea molto sottile tra il disturbo da gioco d’azzardo e il gioco d’azzardo sano. Il segno critico del problema del gioco d’azzardo è spesso nascosto nella consapevolezza o nella negazione. Molti giocatori d’azzardo in genere non sanno di avere un problema. Ammettere di avere un problema è il primo passo per il recupero. Sfortunatamente questa realizzazione normalmente emerge solo quando un giocatore d’azzardo tocca il fondo ed è obbligato a chiedere aiuto.

Quali sono i sintomi del disturbo da gioco d’azzardo?

Come faccio a sapere se sono un giocatore compulsivo o patologico?

Sebbene a certe persone piaccia giocare occasionalmente, il giocatore patologico di solito progredisce dal gioco occasionale al gioco abituale e continuativo.

Secondo i manuali di diagnosi psichiatrica il gioco d’azzardo patologico o ludopatia viene diagnosticato attraverso  la presenza di quattro (o più) dei seguenti sintomi in un periodo di 12 mesi:

  • Bisogno di giocare grandi somme di denaro sempre maggiori per provare la stessa o più eccitazione.
  • Aver tentato di ridurre o abbandonare il gioco d’azzardo in maniera  infruttuosa.
  • Sentirsi irrequieti o irritabili quando si tenta di ridurre o smettere di giocare.
  • Provare molta preoccupazione o avere eccessivi pensieri legati al gioco (ad es. ricordare esperienze di gioco precedenti, pianificare la prossima giocata, pensare a modi per ottenere denaro con cui giocare ancora).
  • Il bisogno di giocare può aumentare nel tentativo di sfuggire da problemi personali, per sentimenti di impotenza o colpa o nel eliminare le emozioni di tristezza o di ansia
  • Scommettere maggiori quantità di denaro per cercare di recuperare le perdite precedenti.
  • Mentire sulla quantità di tempo o denaro spesi nel gioco d’azzardo.
  • Perdere il lavoro, una relazione, o opportunità educative o di carriera a causa del gioco d’azzardo.
  • Chiedere in prestito denaro a causa di perdite di gioco, soprattutto quando le situazioni finanziarie diventano disperate a causa del coinvolgimento nel gioco d’azzardo.

La dipendenza dal gioco d’azzardo è un problema significativo nella maggior parte delle nazioni mondiali, colpisce gli adulti di tutte le età. Ne sono affetti dall’1 al 3% di adulti, negli uomini più spesso che nelle donne. Di solito inizia nell’adolescenza negli uomini e più tardi nelle donne. Fino a poco tempo fa, i casinò e le scommesse sportive erano difficilmente accessibili. La crescita dell’utilizzo di Internet e la nascita di sale slot hanno aumentato drasticamente la possibilità di accesso a tutti gli adulti, compresi gli anziani. Quest’ultimi forse più vulnerabili rispetto ad altri gruppi di età, data la loro maggiore dipendenza da redditi fissi e una capacità più limitata di recuperare dalle perdite di gioco.

Ulteriori complicazioni

Le persone con comportamenti patologici di gioco hanno spesso problemi con l’abuso di alcool e altre sostanze, di depressione e d’ansia. Le persone con comportamenti patologici di gioco d’azzardo prendono spesso in considerazione il suicidio, e alcuni di loro lo tentano.

Le persone con comportamenti patologici di gioco tendono ad avere problemi finanziari, sociali e legali. Come bancarotta, divorzio, perdita del lavoro e il carcere. Lo stress e l’eccitazione del gioco d’azzardo possono portare ad attacchi di cuore nelle persone a rischio. Ottenere il trattamento giusto può aiutare a prevenire molti di questi problemi.

Come uscire dal gioco d’azzardo patologico?

Il gioco d’azzardo compulsivo può essere trattato. Il trattamento inizia con il riconoscimento del problema da parte di chi ne soffre.

Le opzioni di trattamento includono psicoterapia individuale, di gruppo e gruppi di supporto di auto-aiuto. I principi dell’astinenza che si applicano ad altri tipi di dipendenza, come l’abuso di sostanze e la dipendenza da alcol, sono utili anche nel trattamento del comportamento compulsivo del gioco d’azzardo.

Come l’alcol o la tossicodipendenza, il gioco d’azzardo patologico è una malattia cronica che tende a peggiorare senza trattamento. Anche se con il trattamento, è normale ricominciare a giocare d’azzardo (recidiva), le persone con gioco d’azzardo patologico possono trovare molti benefici con il trattamento giusto. Molte persone sono in grado di ottenere il controllo sulla propria vita dopo aver intrapreso un trattamento corretto.

La ricerca scientifica ha dimostrato che la terapia cognitivo-comportamentale può essere molto utile per le persone con problemi di gioco d’azzardo, in quanto li aiuta ad identificare i pensieri, gli atteggiamenti e le convinzioni che li portano a giocare d’azzardo. Un approccio cognitivo e comportamentale affronta inoltre le distorsioni cognitive del giocatore (errate convinzioni) per aiutarlo a mantenere nel tempo l’astinenza al gioco.

dott. Giovanni Zanusso

sintomi attacchi di panico Disturbi

Attacco di panico e disturbo di panico

Psicologo a Pieve del Grappa e Montebelluna:

Attacco di panico e disturbo di panico

Il disturbo di panico è un disturbo d’ansia caratterizzato da improvvisi attacchi di ansia, noti come attacchi di panico, combinati con una persistente preoccupazione per il possibile futuro ricorrere di un attacco di panico. Molte persone confondono un attacco di panico per un attacco di cuore o altre emergenze mediche potenzialmente letali a causa dell’intensità delle sensazioni che accompagnano il panico. A volte la preoccupazione per i futuri attacchi di panico diventa così forte, che le persone riducono le loro attività e smettono di impegnarsi in funzioni importanti come andare al lavoro o addirittura uscire di casa. Quando gli attacchi di panico inducono a non sentirsi più a proprio agio lontano da un luogo sicuro possono diventare un disturbo di panico con agorafobia, una forma più grave di disturbo di panico.

Che cosa causa gli attacchi di panico e il disturbo di panico?

Sappiamo che il disturbo di panico ha una forte componente genetica. Tuttavia, è chiaro che stress e altri fattori ambientali giocano un ruolo importante. Spesso il disturbo di panico si sviluppa dopo che si sperimenta un attacco di panico per la prima volta. L’esperienza è così fuori dal comune e così spaventosa, che le persone si preoccupano di una ricorrenza futura. Di solito, è questo aumento di preoccupazione e ansia per i futuri attacchi di panico che ci rende più suscettibili ai sintomi del panico, che a loro volta causano maggiore preoccupazione, e quindi più panico.

Le persone con disturbo di panico tendono ad essere molto attenti ai sintomi fisici che sono simili al panico. Per esempio, alcune persone dopo aver camminato su una rampa di scale notano che il loro cuore batte più rapidamente, il che fa aumentare l’ansia per il rischio di un attacco di panico. Siccome  queste persone sono molto sensibili a qualsiasi sintomo fisico fuori dal comune, mantengono il ciclo vizioso dell’ansia e dell’attacco di panico.

Chi può sviluppare il disturbo di panico?

Il disturbo di panico si verifica in circa 6 milioni di adulti americani ed è due volte più comune nelle donne rispetto agli uomini. Gli attacchi di panico di solito iniziano nell’adolescenza o nella prima età adulta, anche se non tutti coloro che sperimentano attacchi di panico sviluppano un disturbo di panico. Molte persone hanno un solo attacco e non ne hanno nessun un altro in seguito, altri invece continuano a sviluppare ulteriori sintomi. La ricerca suggerisce che la predisposizione a sviluppare attacchi di panico sembri essere ereditata.

Sintomi del disturbo di panico

Le persone con disturbo di panico hanno una combinazione dei seguenti sintomi:

  • Improvvisi e ripetuti attacchi di paura.
  • Una sensazione di essere fuori controllo durante un attacco di panico.
  • Un’intensa preoccupazione su quando avverrà il prossimo attacco.
  • Paura o evitamento di luoghi in cui si sono verificati attacchi di panico in passato.
  • I sintomi fisici di un attacco di panico spesso includono: battito cardiaco accelerato, sudorazione, problemi respiratori, debolezza o vertigini, sensazione di caldo o freddo, mani doloranti o insensibili, dolore toracico, dolori allo stomaco e formicolii agli arti.

Come diagnosticare il disturbo di panico

Gli attacchi di panico possono verificarsi in qualsiasi momento, anche durante il sonno. Non sempre gli attacchi di panico sono innescati da un’intensa paura di qualcosa di specifico. Molte persone provano attacchi apparentemente casuali, senza alcun innesco identificabile. Un attacco di panico completo di solito può durare dieci minuti, ma la maggior parte durano significativamente meno. Non c’è niente di pericoloso o anormale nell’avere un attacco di panico. Molte persone temono di metta a dura prova il proprio corpo, e quindi temono ancora di più gli attacchi di panico. Tuttavia, la tensione che un attacco di panico esercita sul cuore e sul fisico è paragonabile all’impatto di salire una rampa di scale.

Una diagnosi accurata del disturbo di panico è molto importante, in quanto la corretta diagnosi può portare ad un trattamento più efficace. Gli individui che soffrono di attacchi di panico ripetuti possono diventare disabili a causa delle loro condizioni e si consiglia di cercare un trattamento prima di iniziare ad evitare luoghi o situazioni che si teme possano scatenare un altro attacco di panico.

La diagnosi precoce e l’intervento attraverso un trattamento cognitivo comportamentale di solito possono prevenire lo sviluppo di un disturbo di panico. Sfortunatamente, molti con questo disturbo evitano l’intervento psicologico, restando senza diagnosi e soffrendo in silenzio.

Il disturbo di panico è uno dei più curabili di tutti i disturbi d’ansia; alcuni studi indicano che circa il 90% delle persone con disturbo di panico sottoposti a terapia cognitivo comportamentale mostrano una significativa diminuzione dei sintomi di ansia dopo solo 12 sedute.

Il disturbo di panico può essere accompagnato da altre gravi condizioni, come depressione e abuso di alcol o droghe. Gli psicologi sono i professionisti più qualificati per diagnosticare e trattare in modo accurato il disturbo di panico.

Trattamento degli attacchi di panico senza farmaci

Ricerche significative hanno dimostrato che la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è il trattamento più efficace per gli attacchi di panico e il disturbo di panico. In numerosi studi, la CBT ha evidenziati efficacia di gran lunga superiore rispetto a tutti gli altri trattamenti psicologici, inclusi i farmaci anti-ansia. Studi scientifici hanno costantemente dimostrato che la CBT è più efficace nel ridurre i sintomi, il trattamento è più breve nella durata, e i risultati durano più a lungo per più persone, rispetto ad altri tipi di terapia.

Il trattamento cognitivo comportamentale per attacchi di panico e disturbo di panico di solito comporta una combinazione dei seguenti interventi:

Tecniche di rilassamento: l’allenamento alle tecniche di rilassamento può essere utile nelle fasi iniziali del trattamento per il panico. Spesso le persone diventano sempre più ansiose nel tempo, tanto che i loro fisici sono sovraccarichi di tensione muscolare, rendendoli ancora più suscettibili di ulteriore ansia. Solitamente l’allenamento per il rilassamento prevede il rilassamento attraverso il respiro o il rilassamento muscolare progressivo.

Ristrutturazione cognitiva: la Ristrutturazione cognitiva è un metodo per diventare più consapevoli dei modelli di pensiero che provocano ansia e sostituirli con un pensiero più equilibrato e meno ansioso. Riducendo l’intensità delle reazioni ai sintomi di panico e alle situazioni temute, è possibile ridurre ulteriormente l’ansia e ridurre la frequenza, l’intensità e la durata dei sintomi di panico.

Consapevolezza (Mindfulness): una tecnica meditativa presa in prestito dalle tradizioni orientali della meditazione, la consapevolezza come strumento per superare l’ansia sta diventando sempre più al centro di una grande quantità di ricerca scientifica. Nel trattamento del disturbo di panico, è usato per insegnare alle persone a sperimentare sensazioni fisiche spiacevoli senza reagire negativamente a loro, quindi cortocircuitando il circolo vizioso della paura e del panico.

Trattamento dell’esposizione: quando le persone si sentono meno ansiose per i futuri attacchi di panico dovuti all’allenamento rilassante, alla consapevolezza e alla ristrutturazione cognitiva, sono più capaci di affrontare situazioni che provocano ansia. L’esposizione sistematica è un intervento che aiuta le persone ad affrontare ciò che normalmente evitano. Mettendosi di proposito in situazioni difficili, disinnescano la paura associata a loro e non temono più le situazioni in futuro.

Riduzione dello stress: per alcune persone, la riduzione degli eventi stressanti può essere una parte importante del trattamento per l’ansia. Una combinazione di 1) imparare a reagire alle diverse situazioni in modo più calmo e 2) ridurre lo stress non necessario, può essere utile per ridurre l’ansia generale e migliorare la qualità della vita.

dott. Giovanni Zanusso

ansia sociale Disturbi

Ansia e fobia sociale

Psicologo a Pieve del Grappa e Montebelluna:

Il disturbo d’ansia e fobia sociale

Ovvero quando la timidezza diventa un problema

Molte persone si sentono tese o timide in certe occasioni, come per esempio fare un discorso in pubblico o affrontare un colloquio di lavoro. Ma la fobia sociale o il disturbo d’ansia sociale (DAS), sono molto di più della semplice timidezza o di una tensione occasionale. Con la fobia sociale la paura di sentirti imbarazzato è così intensa che si tende ad evitare tutte quelle situazioni che la potrebbero innescare.

Che cos’è il disturbo d’ansia sociale o la fobia sociale?

Il disturbo d’ansia sociale, chiamato anche fobia sociale, ha a che fare con la paura di certe situazioni sociali, specialmente quelle poco famigliari o nelle quali ci si sente osservati o valutati da altre persone. Queste situazioni possono essere così temute che si diventa ansiosi solo immaginandole e si fa di tutto per evitarle, limitando in questo modo molte delle esperienze importanti della propria vita.

Sottostante all’ansia sociale c’è la paura di essere scrutato, giudicato o sentirsi in imbarazzo in pubblico. Si può temere che le persone si facciano una brutta impressione di noi o che non si voglia entrare in comparazione con gli altri. Ma anche se si realizza che la paura di essere giudicati è qualcosa di eccessivo e irrazionale, si continua a provare ansia e a non ottenere aiuto.

Segni e sintomi dell’ansia sociale

Solo per il fatto di sentirsi occasionalmente tesi nelle situazioni sociali non vuol dire di soffrire di un disturbo d’ansia sociale. Molte persone si sentono timide o imbarazzate occasionalmente, ma questo non incide nel loro funzionamento quotidiano. Il disturbo d’ansia sociale, dall’altra parte, interferisce pesantemente con la propria routine quotidiana ed fonte di forte disagio.

Per esempio è perfettamente normale essere nervosi prima di un discorso in pubblico. Ma se si soffre di fobia sociale, potreste essere preoccupati per settimane prima, fingersi malati, oppure tremare e balbettare così vistosamente durante il discorso da non poter parlare.

I sintomi emotivi e cognitivi dell’ansia sociale:

  • Eccessivo imbarazzo ed ansia nelle situazioni sociali di tutti i giorni
  • Preoccupazione intensa prima di una situazione sociale
  • Pensieri intrusivi delle cose che ci rendono ansiosi; si cerca di evitare di pensarci senza riuscirci
  • Estrema paura di essere guardati o giudicati da altri, specialmente da chi non si conosce
  • Paura di comportarsi in maniera imbarazzate o umiliante
  • Paura che gli altri notino l’imbarazzo

I sintomi fisici dell’ansia sociale:

  • rossore al volto
  • fiato corto
  • nausea o nodo allo stomaco
  • Tremori, inclusa voce tremolante
  • Battito cardiaco accelerato o compressione al costato
  • Sudorazione o vampate di calore
  • Provare vertigini o avere la sensazione di svenire

I sintomi comportamentali dell’ansia sociale :

  • Evitamento delle situazioni sociali tale da limitare le proprie normali attività
  • Restare silenziosi e nascosti per cercare di non essere notati
  • Bisogno di portare sempre un compagno con se ovunque si vada
  • Bere alcolici prima delle situazioni sociali per assopire la tensione

Le situazioni più comuni che scatenano l’ansia sociale

Anche se può sembrare come se si fossi gli unici ad avere questo problema, l’ansia sociale è in realtà abbastanza comune. Molte persone sperimentano ansia nella maggior parte delle situazioni sociali o di performance. Altri invece provano ansia solo in certe situazioni specifiche come parlare a degli stranieri, mischiarsi ad una festa o parlare di fronte ad un pubblico.

Al lavoro: parlare ad un pubblico, in un meeting, parlare con persone importanti o delle autorità, essere criticarti.

A scuola: Essere interrogati, fare un esame, essere valutato.

In pubblico: Usare bagni pubblico, mangiare o bere in pubblico, partecipare a delle feste, incontrare nuove persone.

In altre situazioni: Fare telefonate, essere osservati mentre si fa qualcosa, essere al centro dell’attenzione, uscire per un appuntamento.

Come gestire l’ansia sociale nel momento stesso che si presenta

Fa parte della natura umana sentirsi vulnerabili in certe situazioni. Nel corso del tempo, il sistema nervoso si è evoluto in modo da fornire metodi istintivi per alleviare rapidamente lo stress e l’ansia generata da questa vulnerabilità.

Controllare il respiro

Quando si diventa ansiosi avvengono molti cambiamenti nel vostro corpo. Uno dei primi cambiamenti è che si comincia a respirare rapidamente. La respirazione superficiale rapida mette in crisi l’equilibrio di ossigeno e anidride carbonica nel nostro corpo, che successivamente porta a peggiorare i sintomi fisici dell’ansia, come vertigini, sensazione di soffocamento, aumento della frequenza cardiaca, e tensione muscolare.
Imparare a rallentare la respirazione può aiutare a lenire i sintomi fisici dell’ansia di tenerla nuovamente sotto controllo.

Cercare di sfidare i pensieri negativi

Chi soffre di ansia sociale ha pensieri e credenze che contribuiscono alla ansia negativamente. Sfidare questi pensieri negativi è un modo efficace per ridurre i sintomi dell’ansia sociale.

Il primo passo è quello di identificare i pensieri negativi automatici che sono alla base la paura in situazioni sociali. Il passo successivo è quello di analizzarli e metterli in discussione.

Cambia stile di vita che può aiutare a sentirsi più sicuri

  • Fare attività fisica
  • Limitare o eliminare caffeina e cibi troppo zuccherati
  • Mere alcol moderatamente
  • Smettere di fumare
  • Fare un sonno di qualità

Affrontare le paure

Una delle cose più utili da poter fare per superare l’ansia sociale è quello di affrontarle piuttosto che evitarle. L’evitamento mantiene attivo il disturbo. E’ normale avere sentimenti che causano ansia, ma se questi sentimenti non vengono affrontati, sarà sempre più difficile farne fronte.

Se hai già provato queste semplici tecniche ma l’ansia continua ad essere troppo forte da non permetterti di goderti le normali interazioni sociali, potrebbe essere necessario un aiuto professionale.

Psicologo ansia Disturbi

Il disturbo d’ansia

Psicologo a Pieve del Grappa e Montebelluna:

Il disturbo d’ansia

L’ansia viene definita come uno stato di nervosismo, apprensione e insicurezza che può o non può essere associata a fattori di stress della vita reale. Tutti ne provano un certo livello periodicamente, ma quando questi sentimenti di paura e preoccupazione sono poco definiti, travolgenti, ricorrenti e non direttamente legati ad eventi stressanti, l’ansia può provocare nelle persone una grave compromissione psicologica ed emotiva.
I disturbi d’ansia comportano un costo piuttosto elevato per la società e per le persone che ne soffrono. Spesso si associano a un rischio maggiormente elevato di soffrire di malattie cardiovascolari e di altre patologie. Le persone con questo disturbo inoltre hanno un rischio raddoppiato di presentare ideazione suicidaria e tentativi di suicidio rispetto alle persone senza una diagnosi psichiatrica, hanno una maggiore difficoltà di trovare un’occupazione lavorativa e sono afflitte da gravi disagi interpersonali. Tutti i disturbi d’ansia sono associati con riduzioni sostanziali nella qualità della vita.

Sintomi e patologie correlate

I sintomi dell’ansia comprendono pensieri preoccupanti, intrusivi ed ossessivi, confusione e difficoltà di concentrazione, irrequietezza, irritabilità, frustrazione e disperazione . Una persona con ansia può sentirsi tesa, con sensazioni fisiche sgradevoli, quali tremori, sudorazione, battito cardiaco accelerato (tachicardia), nausea e difficoltà respiratorie. Quando l’insorgenza di tali sintomi è intensa ed improvvisa è spesso indicativa di un attacco di panico. L’ansia può anche portare a mal di testa, insonnia, problemi digestivi, e vertigini .
L’ansia è alla radice di molte condizioni di sofferenza mentale, tra cui attacchi di panico e fobie, e viene spesso direttamente correlata con altre condizioni, come le ossessioni e le compulsioni, stress post-traumatico e depressione. Il Manuale Diagnostico e Statistico (DSM 5), elenca i seguenti problemi di salute mentale come disturbi d’ansia:

  • Ansia da separazione
  • Mutismo selettivo
  • Panico
  • Fobie specifiche
  • Ansia sociale
  • Agorafobia
  • Ansia indotta da condizione medica
  • Ansia generalizzata

Come si sviluppa l’ansia?

L’ansia, come la reazione di attacco o fuga, è un meccanismo di sopravvivenza che permette alle persone di proteggersi al fine di evitare sofferenze, ma se una persona sperimenta ripetutamente e inutilmente estremi livelli di paura e preoccupazione tenderà a sentirsi impotente ed incapace di alleviarne i sintomi.
La predisposizione verso l’ansia ha basi sia biologiche che ambientali. In altre parole i comportamenti ansiosi possono essere sia ereditati che appresi. Ad esempio, la ricerca ha dimostrato che i bambini ansiosi sono probabilmente nati da genitori ansiosi,  quei genitori d’altro canto possono anche aver insegnato queste tendenze ansiose con il proprio comportamento. L’ansia può anche svilupparsi come conseguenza di un trauma irrisolto che lascia una persona in uno stato fisiologico di elevata evitabilità.

Quale terapia funziona per l’ansia?

Grazie alla sua efficacia dimostrata (Guide NICE), la terapia che più spesso viene raccomandata per il trattamento dei disturbi d’ansia, è la terapia cognitiva e comportamentale (CBT). Piuttosto che trattare i soli sintomi, come fanno ad esempio i farmaci, la psicoterapia si propone di individuare e affrontare l’origine dell’ansia. Il processo auto riflessivo della terapia aiuta le persone a capire, svelare e trasformare l’ansia ed imparare tecniche di auto-aiuto da usare nel caso in cui l’ansia insorga di nuovo.
Il terapeuta collabora assieme al cliente su un piano di trattamento, lavorando sia su modifiche del proprio stile di vita che su tecniche specifiche per alleviare l’ansia come: meditazione, terapia di gruppo, gestione dello stress, tecniche di rilassamento, cura di sé ed esercizio fisico.

I farmaci per l’ansia

I farmaci per l’ansia sono studiati per trattare i sintomi specifici dell’ansia e per consentire ad una persona che ne è affetta di migliorare la propria funzionalità quotidiana e di sentirsi meglio; non possono, tuttavia, modificare le sottostanti cause emotive e psicologiche dell’ansia o di aiutare la persona ad imparare a far fronte a eventi futuri che possono in qualche modo provocare una reazione ansiosa. I farmaci più comuni per trattare l’ansia sono gli antidepressivi, quali Celexa, Lexapro, Prozac, Zoloft e i farmaci ansiolitici come Tavor (Lorazepam), Xanax (Alprazolam), Valium o Ansiolin (Diazepam), En (Delorazepam), Rivotril, Lorans, Lexotan.
Effetti collaterali indesiderati sono piuttosto comuni. Ogni persona risponde ai farmaci in modo diverso ed è quindi estremamente importante monitorare cambiamenti di umore e di comportamento al fine di scegliere il farmaco giusto.

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