Solitudine

Le conseguenze della solitudine sulla salute

Quali sono le cause e le conseguenze sulla propria salute del sentirsi soli e provare solitudine

La solitudine è un’emozione umana universale che è sia complessa che unica per ogni individuo. Poiché non ha un’unica causa comune, la prevenzione e il trattamento di questo stato mentale potenzialmente dannoso può variare notevolmente.

Ad esempio, un bambino solo, che lotta per fare amicizia a scuola, ha esigenze diverse rispetto a un adulto più anziano il cui coniuge è morto di recente. Per comprendere la solitudine, è importante esaminare più da vicino cosa intendiamo esattamente con il termine “solitudine”, nonché le varie cause, conseguenze sulla salute, sintomi e potenziali trattamenti.

Qual è la definizione di solitudine

Mentre le definizioni più comuni di solitudine la descrivono come una condizione di isolamento o di essere soli, in realtà è uno stato d’animo. La solitudine è definita dai ricercatori come la sensazione di sentirsi soli per più di una volta alla settimana.

La solitudine fa sì che le persone si sentano vuote, sole e indesiderate. Le persone sole spesso bramano il contatto umano, ma il loro stato d’animo rende più difficile stabilire connessioni con altri. La solitudine, secondo molti esperti, non significa necessariamente essere soli.

Ad esempio, una matricola del college potrebbe sentirsi sola nonostante sia circondata da coinquilini e altri coetanei. Un soldato che inizia la sua carriera militare potrebbe sentirsi solo dopo essere stato schierato in un paese straniero, nonostante sia costantemente circondato da altri membri delle truppe.

Quali sono le cause della solitudine

I fattori che contribuiscono al sentimento di solitudine includono variabili situazionali, come l’isolamento fisico, il trasferimento in un nuovo luogo o un divorzio. Anche la morte di qualcuno significativo nella vita di una persona può portare a sentimenti di solitudine. Inoltre, può essere un sintomo di un disturbo psicologico come la depressione (articolo).

La solitudine può anche essere attribuita a fattori interni come la bassa autostima. Le persone che non hanno fiducia in se stesse spesso credono di non essere degne dell’attenzione o del rispetto degl’altri, il che può portare ad isolamento e a solitudine cronica.

Quali sono i rischi per la salute associati alla solitudine

Solitudine e salute

La solitudine ha una vasta gamma di effetti negativi, diretti e indiretti, sulla salute fisica e mentale, come per esempio:

  • Alcolismo e uso di droghe
  • Alterate delle funzioni cerebrali
  • Progressione della malattia di Alzheimer
  • Comportamento antisociale
  • Malattie cardiovascolari e ictus
  • Diminuzione della memoria e dell’apprendimento
  • Depressione e atti suicidari
  • Aumento dei livelli di stress
  • Peggioramento dei processi decisionali
  • Abuso di internet e social media
  • Ludopatia e gioco d’azzardo patologico

Queste non sono le uniche aree in cui la solitudine paga il suo pedaggio. Gli adulti soli fanno meno esercizio fisico di quelli che non sono soli. La loro dieta è più ricca di grassi, il loro sonno è meno efficace e vivono maggior stanchezza durante il giorno (articolo). La solitudine interrompe anche la regolazione dei processi cellulari all’interno del corpo, predisponendoci all’invecchiamento precoce.

Cosa suggerisce la ricerca sulla solitudine

I ricercatori hanno scoperto che bassi livelli di solitudine percepita sono associati ad una condizione matrimoniale favorevole, redditi più alti e un’istruzione superiore. Livelli elevati di solitudine sono invece associati a sintomi di salute fisica peggiori e relazioni sociali ridotte e di bassa qualità.

Gli amici intimi aiutano a combattere la solitudine

I ricercatori suggeriscono inoltre che la solitudine sta diventando sempre più comune negli Stati Uniti. Dal 1985, il numero di persone negli Stati Uniti senza amici intimi è triplicato. L’ascesa di Internet e, ironia della sorte, i social media, sono parzialmente responsabili.

Gli esperti ritengono che non sia la quantità di interazione sociale che combatte la solitudine, ma è la qualità.

Avere solo tre o quattro amici intimi è sufficiente per scongiurare la solitudine e ridurre le conseguenze negative per la salute associate a questo stato d’animo.

La solitudine può essere contagiosa

Uno studio suggerisce che la solitudine può effettivamente essere contagiosa. In uno studio condotto per 10 anni, i ricercatori hanno esaminato come la solitudine si diffonda nelle relazioni sociali. I risultati hanno indicato che anche le persone vicine a qualcuno che sperimentava la solitudine avevano il 52% di probabilità in più di sentirsi sole.

Alcuni suggerimenti per prevenire e superare la solitudine

La solitudine può essere superata. Richiede uno sforzo consapevole da parte tua per apportare un cambiamento. A lungo termine, questo cambiamento può renderti più felice, più sano e consentirti di avere un impatto positivo sugli altri intorno a te.

Ecco alcuni modi per prevenire la solitudine:

  • Considera il servizio alla comunità o un’altra attività che ti piace. Queste situazioni offrono grandi opportunità per incontrare persone e coltivare nuove amicizie e interazioni sociali.
  • Aspettati il ​​meglio. Le persone sole spesso si aspettano il rifiuto, quindi concentrati su pensieri e atteggiamenti positivi nelle tue relazioni sociali.
  • Concentrati sullo sviluppo di relazioni di qualità. Cerca persone che condividano con te atteggiamenti, interessi e valori simili.
  • Riconosci che la solitudine è un segno che qualcosa deve cambiare.
    Comprendi gli effetti della solitudine sulla tua vita. Ci sono ripercussioni fisiche e mentali per la solitudine.

dott. Giovanni Zanusso

Pensieri ossessivi e disturbi d’ansia.

Uno dei sintomi più comuni dei disturbi d’ansia sono i pensieri ossessivi negativi. L’ansia rende quasi impossibile smettere di fissarsi su delle cose a cui non vorremo pensare. Questi pensieri sono raramente positivi, sono spesso legati alle tue paure o ad emozioni angoscianti, e in molti casi, la presenza del pensiero stesso provoca ulteriore ansia e porta ad ulteriori ossessioni.

I pensieri ossessivi sono il sintomo distintivo del disturbo ossessivo-compulsivo, ma ci sono tipi di pensieri “ossessivi” che sono presenti in una varietà di disturbi d’ansia che non necessariamente causano una diagnosi di DOC (disturbo ossessivo-compulsivo). Di seguito, vedremo alcuni esempi di questi pensieri ossessivi e di come essi influiscano su di te.

Tutti i tipi di ansia possono portare a pensieri ossessivi

L’idea di “ossessione” è che non puoi concentrarti su qualcosa di diverso da quel pensiero specifico, e non importa quanto tu ci provi, non puoi distrarti. Molte persone che non hanno disturbi d’ansia sperimentano tali pensieri ossessivi. Ad esempio, durante la tua prima cotta provata alle scuole superiori potresti aver provato pensieri ossessivi. L’affetto del tuo amato diventava tutto ciò a cui riuscivi a pensare.

Ma quando questi pensieri sono negativi e causano ansia e stress, allora è altamente probabile che tu abbia un disturbo d’ansia.

Le ossessioni del disturbo ossessivo compulsivo

Per poter diagnosticare il disturbo ossessivo-compulsivo è necessaria la presenza di pensieri ossessivi . Questi pensieri ossessivi sono spesso di natura violenta, sessuale, blasfema, o comunque che creano paura. Il pensiero può cambiare a seconda della situazione ma una volta che sono entrati nella tua mente, farai tutto il possibile per sbarazzartene.

Ecco alcuni esempi di pensieri ossessivi:

  • La paura di ammalarsi.
  • Il timore di essere contaminati da sporcizia.
  • L’immagine di ferire una persona cara o un estraneo.
  • La fissazione su qualche tipo di atto sessuale aggressivo.
  • La necessità di organizzazione o mettere gli oggetti in simmetria.
  • La preoccupati per piccole cose (ho chiuso a chiave la porta, ecc.).
  • Timore di essere omosessuali.
  • Timore di non amare il proprio partner.

Si noti che alcuni di questi pensieri sono ovviamente molto più angoscianti di altri. Ci sono alcune persone che hanno fantasie indesiderate su omicidio o stupro, mentre altre possono semplicemente temere costantemente di non aver spento la stufa. Ma una cosa che hanno tutti in comune è che causano un disagio significativo, e che una volta che il pensiero entra nella mente di una persona, diventa difficile uscirne.

Questo è ciò che provoca le compulsioni. Le compulsioni sono l’azione che la persona mette in atto per ridurre il pensiero ossessivo. Quando la persona teme i germi (ossessione), potrebbe aver bisogno di lavarsi le mani ripetutamente (compulsione). Quando la persona teme che la porta sia aperta (ossessione), potrebbe aver bisogno di verificarne la chiusura tre o più volte (compulsione) per placare quel timore.

Nel disturbo ossessivo compulsivo, queste ossessioni sono semplicemente pensieri indesiderati ed è altamente improbabile che si trasformino in una azione vera e propria.

È fondamentale ricordare che l’ansia genera naturalmente questi pensieri negativi. Il modo in cui l’ansia altera la chimica del tuo cervello rende molto difficile focalizzarsi sui pensieri positivi o su obiettivi futuro, e quindi non è colpa tua se non puoi distrarti da questi pensieri.

Più provi a fermarli… più ritornano.

Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che sforzarsi troppo per “non” pensare a qualcosa può effettivamente farti pensare di più. Questo perché quando ti concentri sull’evitare un pensiero, stai ricordando al tuo cervello che il pensiero esiste, piuttosto che dimenticarlo semplicemente e andare avanti. È un modo paradossale di funzionamento del cervello.

Questo rappresenta un problema complesso per coloro che si devono sbarazzare di pensieri ossessivi da DOC. Se si prova troppa vergogna o paura per questi pensieri, cercheranno di non averli; e questo farà sì che abbiamo ancora più pensieri, lasciandoci intrappolati in un circolo vizioso.

Pensieri ossessivi in ​​altri disturbi d’ansia

È anche possibile sviluppare pensieri ossessivi associati ad altri disturbi d’ansia. Generalmente, questi non saranno così gravi o travolgenti come i pensieri nel disturbo ossessivo compulsivo, e probabilmente non svilupperai compulsioni come risultato, ma ci sono spesso alcune somiglianze tra entrambi i disturbi. Sarà il tuo psicologo a diagnosticare quali sintomi stai provando.

Ecco alcuni esempi di disturbi d’ansia con ossessioni:

Disturbo di panico. Coloro che soffrono di attacchi di panico possono sviluppare ipocondria o fobie per la salute. Possono anche temere gli attacchi di panico a tal punto che è tutto ciò a cui pensano. Gli attacchi di panico sono intensi sentimenti di ansia spesso accompagnati da mancanza di respiro, battito cardiaco accelerato, sudorazione, e paura che qualcosa di terribile stia accadendo.

Disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Le persone con il PTSD spesso si trovano a pensare ossessivamente ed eccessivamente riguardo al trauma che hanno vissuto o alla convinzione che l’evento traumatico si ripresenterà.

Fobie. Chi è affetto da fobie molto gravi può iniziare a pensare sempre più intensamente all’oggetto che provoca paura. Ad esempio, controllare i vestiti insistentemente cercando la presenza di ragni può rappresentare un’ossessione per la fobia.

Fobia sociale. Le persone che soffrono di fobia sociale si preoccupano eccessivamente di provare imbarazzo in situazioni sociali. In alcuni casi può essere un pensiero di qualcosa che è già accaduto, mentre in altri potrebbe essere pensare a cosa mi potrebbe accadere in futuro di imbarazzante.

Disturbo d’ansia generalizzato (GAD). Il GAD è un disturbo legato a numerose preoccupazioni. Ad esempio, preoccuparsi che tuo figlio sia in pericolo mentre è al college, oppure preoccuparsi per le finanze e per le relazioni sentimentali. Queste eccessive preoccupazioni possono prendere la forma di pensieri ossessivi se la loro presenza diventa persistente.

Quindi, mentre in generale il pensiero ossessivo è considerato il problema principale per chi è affetto da un disturbo ossessivo compulsivo, è qualcosa che può comunque influenzare anche altri tipi di disturbi d’ansia.

dipendenza da videogiochi

Dipendenza da videogiochi: sintomi e cura.

La dipendenza da videogiochi

Come posso capire se mio figlio è dipendente dai videogiochi? Quali sono i sintomi di della dipendenza da gioco? Come posso sconfiggere il gioco compulsivo? Queste alcune domande che spesso vengo poste ad uno psicologo per quanto riguarda la dipendenza da videogame o Gaming disorder.

Sebbene non tutte le associazioni mediche lo riconoscano come un disturbo diagnosticabile, la dipendenza da videogiochi è un problema molto reale per molte persone (L’OMS lo ha inserito di recente nella classificazione dei disturbi ICD) . Secondo l’Università del New Mexico USA, studi recenti suggeriscono che dal 6 al 15 percento della popolazione dei giocatori mostra segni che potrebbero essere caratterizzati come dipendenza. Anche se questo disturbo può avere conseguenze significative per coloro che ne soffrono, i suoi segni e sintomi possono talvolta essere molto difficili da riconoscere.

Esistono diversi tipi di dipendenze per i videogiochi?

Esistono due tipi principali di videogiochi e quindi due tipi principali di dipendenze da videogiochi. I videogiochi standard sono generalmente progettati per essere giocati da un singolo giocatore e comportano un obiettivo o una missione chiara, come, ad esempio, il salvataggio di una principessa. La dipendenza in questi giochi è spesso legata al completamento di quella missione o al raggiungimento di un punteggio elevato o di uno standard predefinito.

L’altro tipo di dipendenza da videogioco è associato ai giochi multiplayer online. Questi giochi sono giocati attraverso internet con altre persone e creano dipendenza perché generalmente non hanno una fine. I giocatori con questo tipo di dipendenza amano creare e diventare temporaneamente un personaggio online. Spesso creano relazioni con altri giocatori online come una fuga dalla realtà. Per alcuni, questa comunità potrebbe essere il luogo in cui si sentono i più accettati.

Quali sono le cause della dipendenza da videogiochi?

Molte cause contribuiscono alla dipendenza da videogame. Uno dei motivi principali per cui i videogiochi possono diventare così avvincenti è che sono progettati per essere così. I progettisti di videogiochi, come chiunque altro stia cercando di realizzare un profitto, sono sempre alla ricerca di modi per convincere più persone a giocare. Ci riescono creando un gioco abbastanza impegnativo da farti tornare di più, ma non così difficile che alla fine il giocatore si arrende. In altre parole, il successo di un giocatore spesso sembra fuori portata. A questo proposito, la dipendenza da videogioco è molto simile a un altro disturbo più ampiamente riconosciuto: la dipendenza da gioco d’azzardo o ludopatia.

Quali sono i segni del problema della dipendenza da videogiochi?

Come con qualsiasi altra dipendenza, anche quella da videogiochi ha segnali di avvertimento. È importante sapere come riconoscere questi segni se tu o qualcuno a cui tieni è un appassionato giocatore. Secondo l’Illinois Institute for Addiction Recovery, questi sintomi possono essere sia emotivi che fisici.

Quali sono i sintomi emotivi della dipendenza da videogiochi

Alcuni dei segni o sintomi emotivi della dipendenza da videogiochi includono:

  • Sensazione di irrequietezza e/o irritabilità quando si è incapaci di giocare
  • Preoccupazione con pensieri di precedenti attività online o anticipazione della prossima sessione online
  • Mentire ad amici o a familiari per quanto riguarda il tempo trascorso a giocare
  • Isolamento dagli altri per passare più tempo a giocare

Sintomi fisici della dipendenza da videogiochi

Alcuni dei segni o sintomi fisici della dipendenza da videogiochi includono:

  • Sensazione di affaticamento e fatica nel fare le cose
  • Emicrania dovuta a intensa concentrazione o affaticamento degli occhi
  • Sindrome del tunnel carpale causata dall’uso eccessivo di un controller o del mouse del computer
  • Cattiva igiene personale

Quali sono gli effetti a breve e a lungo termine della dipendenza da videogiochi

Come qualsiasi altro disturbo compulsivo, la dipendenza da videogiochi può avere gravi conseguenze. Sebbene la maggior parte dei sintomi sopra elencati abbia effetti a breve termine, possono portare a ripercussioni a lungo termine più gravi se non affrontati correttamente. Ad esempio, qualcuno dipendente dai videogiochi spesso eviterà di dormire o mangiare pasti adeguati per continuare a giocare. Mentre gli effetti a breve termine possono includere fame e affaticamento, alla fine potrebbe portare a un disturbo del sonno o a problemi di salute legati all’alimentazione. Allo stesso modo, coloro che si isolano dagli altri per giocare ai videogiochi possono perdere eventi familiari, uscite con gli amici o altri eventi. Se questo continua a essere un modello per un lungo periodo di tempo, tuttavia, i giocatori potrebbero ritrovarsi senza amici e incorrere in quella che ultimamente viene chiamata sindrome da ritiro sociale o Hikikomori.

Altri effetti a lungo termine della dipendenza da videogames sono le conseguenze finanziarie, di studio e professionali coinvolte. I videogiochi e le attrezzature per videogiochi possono essere molto costosi, soprattutto quando si tiene conto di costi fissi come la connessione Internet ad alta velocità richiesta per i giochi multiplayer online. Questi giochi possono anche richiedere molto tempo, lasciando ai giocatori dipendenti meno tempo per concentrarsi sulla propria istruzione o carriera.

Depressione e dipendenza da videogiochi

Due studi recenti riguardanti i legami tra dipendenza da videogiochi e depressione hanno mostrato una correlazione allarmante tra i due. Se soffri di entrambe le condizioni, è importante cercare aiuto in una struttura di trattamento in grado di affrontare entrambi i problemi. Se si tenta di trattare la dipendenza da videogioco senza trattare la depressione sottostante, è più probabile che la dipendenza si ripresenti.

Doppia diagnosi: dipendenza da videogiochi e abuso di sostanze

Poiché la dipendenza da videogiochi è collegata a depressione, insonnia e una generale mancanza di preoccupazione per la propria salute, non sorprende che l’abuso di sostanze sia anche un problema per molti giocatori che soffrono di questo disturbo compulsivo. Per coloro che soffrono di dipendenza da videogiochi e di abuso di sostanze, un trattamento adeguato è indispensabile per il recupero. Se tu o qualcuno che conosci soffre attualmente di uno o entrambi questi disturbi, cerca immediatamente una guida professionale.

Esiste una cura per la dipendenza da videogiochi?

Il trattamento per la dipendenza da videogiochi è simile a quello per altre dipendenze. La consulenza psicologica e la modifica del comportamento sono i mezzi principali per trattare i giocatori dipendenti. Insieme, la psicoterapia individuale e familiare sono potenti strumenti di trattamento.

Tuttavia, a differenza della droga o dell’alcol, i videogiochi sono spesso legati ai computer, che sono una parte fondamentale della vita della maggior parte delle persone. In questo modo, la dipendenza è simile a una dipendenza da cibo. Di conseguenza, alcuni centri di trattamento esplorano l‘uso controllato piuttosto che l’astinenza.

Non esiste una cura globale per la dipendenza da videogiochi. Come per l’alcolismo e la tossicodipendenza, la chiave è accedere al trattamento e rimanere consapevoli dei fattori scatenanti continuando a partecipare a gruppi di recupero, come i giocatori online anonimi.

Quali terapie per i dipendenti dai videogiochi

Gli esperti concordano sul fatto che gli stessi trattamenti utilizzati per chi soffre di altre dipendenze sembrano funzionare per i pendenti dai videogiochi. Di conseguenza, in genere raccomandano la consulenza e la psicoterapia, la terapia cognitivo comportamentale, i programmi in 12 passi e i farmaci, sia individualmente che in combinazione con altri metodi di trattamento.

La consulenza psicologica individuale e la consulenza familiare sono entrambe efficaci nel trattamento di un dipendente. Gli psicoterapeuti tentano di aiutare il dipendente a capire in che modo il gioco è legato alla propria scuola o al proprio lavoro, alle proprie emozioni e ai propri sentimenti, nonché agli obiettivi e alle ricompense del senso della vita.

Per quanto riguarda i programmi in 12 passi, la risorsa principale disponibile è Online Gamers Anonymous, un’organizzazione no profit fondata nel 2002.

Terapia cognitiva comportamentale comportamentale

Molti esperti raccomandano la terapia cognitiva e comportamentale come trattamento ideale per la dipendenza da videogiochi. La terapia consente al dipendente di spostare i propri pensieri, sostituendo quelli che portano al gioco compulsivo con schemi di pensiero più sani. Come suggerisce il nome, la terapia cognitivo comportamentale consente a una persona di modificare in meglio i propri pensieri, emozioni e comportamenti.

I terapeuti considerano la dipendenza una credenza o un modo di pensare che porta a comportamenti irrazionali, spesso non salutari. Iniziano il trattamento identificando e concentrandosi sui pensieri che avviano la catena della dipendenza e aiutano i dipendenti a iniziare la sua transizione da lì.

dott. Giovanni Zanusso – Psicologo psicoterapeuta

Fobie come guarire

Fobie e paure irrazionali

Come superare fobie e paure ingiustificate

Che cos’è una fobia? come posso smettere di avere paura per cose insignificanti? come è possibile superare la claustrofobia? devo prendere l’aereo ma ho una tremenda paura di volare, come faccio? Queste sono alcune delle domande che le persone si pongono riguardo alle fobie.

Quasi tutti abbiamo almeno una paura irrazionale, ad esempio dei ragni o del dentista. Per la maggior parte delle persone, queste paure sono insignificanti. Ma quando le paure diventano così gravi da causare forte ansia e interferire con la vita normale, vengono chiamate fobie.

Una fobia è un’intensa paura di qualcosa che, in realtà, rappresenta un pericolo scarso o nullo. Le fobie e le paure più comuni hanno a che fare con i luoghi chiusi, le altezze, guidare in autostrada, gli insetti volanti, i serpenti e gli aghi. Tuttavia si possono sviluppare fobie praticamente su qualsiasi cosa. Mentre la maggior parte delle fobie si sviluppano durante l’infanzia, alcune possono svilupparsi anche in età avanzata.

Se hai una fobia, probabilmente ti rendi conto che la tua paura è irrazionale, eppure non riesci ancora a controllare i tuoi sentimenti. Il solo pensiero dell’oggetto o della situazione temuti può renderti ansioso. E quando sei effettivamente esposto alla cosa che temi, il terrore è automatico e travolgente. L’esperienza è così snervante che potresti fare di tutto per evitarlo, scomodandoti o persino cambiando il tuo stile di vita. Se hai la claustrofobia, ad esempio, potresti rifiutare un’offerta di lavoro redditizia se devi salire in ascensore per raggiungere l’ufficio. Se hai paura delle altezze, potresti guidare 20 miglia in più per evitare un ponte alto.

Comprendere la tua fobia è il primo passo per superarla. È importante sapere che le fobie sono comuni. (Avere una fobia non significa che sei pazzo!) Aiuta anche a sapere che le fobie sono facilmente curabili. Non importa quanto sia fuori controllo in questo momento, puoi superare l’ansia e la paura e iniziare a vivere la vita che desideri.

Paure “normali” contro fobie o paure “irrazionali”

È normale e perfino utile sperimentare la paura in situazioni pericolose. La paura ha uno scopo protettivo, attivando la risposta automatica di “lotta o fuga”. Con i nostri corpi e le nostre menti vigili e pronti all’azione, siamo in grado di rispondere rapidamente e proteggerci. Ma con le fobie la minaccia è inesistente o fortemente esagerata. Ad esempio, è naturale avere paura di un Doberman ringhiante, ma è irrazionale essere terrorizzato da un barboncino al guinzaglio.

Ecco alcuni esempi di differenza tra normale paura e fobia.

Normale paura Fobia
Sensazione di ansia quando si vola attraverso la turbolenza o si decolla durante una tempesta.Non andare al matrimonio del tuo migliore amico perché dovresti volare per arrivarci.
Provare tremolio quando si scruta dall’alto di un grattacielo o si sale su una scala alta.Rifiutare un ottimo lavoro perché si trova al 10 ° piano dell’edificio
Diventare nervoso quando vedi un Pitbull o un RottweilerAllontanarsi dal parco per il timore di vedere un cane
Sensazione di nausea quando si deve fare una puntura o quando viene prelevato il sangueEvitare i trattamenti medici necessari o i controlli del medico perché sei terrorizzato dagli aghi

Paure normali nei bambini

Molte paure infantili sono naturali e tendono a svilupparsi in età specifiche. Ad esempio, molti bambini piccoli hanno paura del buio e potrebbero aver bisogno di una luce notturna per dormire. Ciò non significa che abbiano una fobia. Nella maggior parte dei casi supereranno questa paura man mano che diventeranno grandi.

Ad esempio, le seguenti paure infantili sono estremamente comuni e considerate normali:

  • 0-2 anni – Rumori forti, estranei, separazione dai genitori, oggetti di grandi dimensioni.
  • 3-6 anni – Cose immaginarie come fantasmi, mostri, oscurità, dormire da soli, rumori strani.
  • 7-16 anni – Paure più realistiche come lesioni, malattie, rendimento scolastico, morte, catastrofi naturali.

Se la paura di tuo figlio non interferisce con la sua vita quotidiana o causa loro molta angoscia, allora ci sono poche ragioni per indebite preoccupazioni. Tuttavia, se la paura interferisce con le attività sociali, il rendimento scolastico o il sonno di tuo figlio, potresti dover consultare un terapeuta qualificato.

Tipi comuni di fobie e paure

Esistono quattro tipi generali di fobie e paure:

  1. Fobie animali come la paura di serpenti, ragni, roditori e cani.
  2. Fobie dell’ambiente naturale come la paura delle altezze, dei temporali, dell’acqua e dell’oscurità.
  3. Fobie situazionali (paure innescate da una situazione specifica) inclusa la paura di spazi chiusi (claustrofobia), volare, guidare, tunnel e ponti.
  4. Fobia delle iniezione, sangue e lesioni, paura del sangue, malattie, aghi o altre procedure mediche.

Alcune fobie, tuttavia, non rientrano in una delle quattro categorie. Ad esempio la paura di soffocare, la paura di contrarre una malattia come il cancro e la paura dei pagliacci. Altre fobie comuni che non si adattano perfettamente a nessuna delle quattro categorie includono:

La fobia sociale, chiamata anche disturbo d’ansia sociale, è la paura delle situazioni sociali in cui potresti essere imbarazzato o giudicato. Se hai la fobia sociale, allora potresti essere eccessivamente auto centrato e avere paura di umiliarti di fronte agli altri. La tua ansia per come apparirai e cosa penseranno gli altri potrebbe portarti ad evitare certe situazioni sociali che invece ti piacerebbe frequentare.

La paura di parlare in pubblico – una fobia estremamente comune – è un tipo di fobia sociale. Altre paure associate alla fobia sociale includono la paura di mangiare o bere in pubblico, parlare con estranei, sostenere esami, socializzare a una festa o essere chiamati in classe.

Tradizionalmente si pensava che l’agorafobia comportasse la paura di luoghi pubblici e spazi aperti, ma ora si ritiene che si sviluppi come una complicazione degli attacchi di panico.

Se hai paura di avere un altro attacco di panico, diventi ansioso nel trovarti in situazioni in cui la fuga sarebbe difficile o imbarazzante. Ad esempio, è probabile che tu eviti luoghi affollati come centri commerciali o cinema. Puoi anche evitare auto, aeroplani, metropolitane e altre forme di viaggio. Nei casi più gravi, potresti sentirti al sicuro solo a casa.

Quali sono i sintomi della fobia

I sintomi della fobia possono variare da lievi sentimenti di apprensione e ansia a un attacco di panico in piena regola. In genere, più ti avvicini alla cosa di cui hai paura, maggiore sarà la tua paura. La tua paura sarà più alta se fuggire è difficile.

I sintomi fisici di una fobia sono:

  • Respirazione difficoltosa
  • Battito cardiaco accelerato
  • Dolore toracico o senso di oppressione
  • Tremori e brividi
  • Sensazione di vertigini o stordimento
  • Stomaco agitato
  • Vampate di calore calde o fredde; sensazioni di formicolio
  • Sudorazione

I sintomi emotivi di una fobia sono:

  • Sensazione travolgente di ansia o panico
  • Sensazione intensa di necessità di fuga
  • Sentirsi “irreale” o distaccato da te stesso
  • Paura di perdere il controllo o impazzire
  • Ti senti come se stessi per morire o svenire
  • Pur Sapendo che stai reagendo in modo eccessivo, ti senti impotente nel controllare la paura

Quando cercare aiuto per fobie e paure

Sebbene le fobie siano comuni, non sempre causano un notevole disagio o interrompono significativamente la tua vita. Ad esempio, se hai una fobia del serpente, potrebbe non causare problemi nelle tue attività quotidiane se vivi in ​​una città in cui è improbabile che tu ne incontri uno. D’altra parte, se hai una fobia grave di spazi affollati, vivere in una grande città costituirebbe un problema.

Se la tua fobia non influisce molto sulla tua vita, probabilmente non è nulla di cui preoccuparsi. Ma se evitare l’oggetto, l’attività o la situazione che scatena la tua fobia interferisce con il tuo normale funzionamento o ti impedisce di fare cose che altrimenti ti piacerebbe, è tempo di cercare aiuto.

Prendi in considerazione una terapia per la tue fobie se:

  • Causa paura, ansia e panico intensi e invalidanti
  • Riconosci che la tua paura è eccessiva e irragionevole
  • Eviti determinate situazioni e luoghi a causa della tua fobia
  • Il tuo eludere interferisce con la tua normale routine o causa un disagio significativo
  • La fobia è presente da almeno sei mesi

Come guarire da una fobia

Le strategie di auto-aiuto e la terapia possono entrambi essere efficaci nel trattamento di una fobia. Ciò che è meglio per te dipende da fattori come la gravità della fobia, la possibilità di accesso ad una terapia professionale e la quantità di supporto di cui hai bisogno.

Come regola generale, l’auto-aiuto merita sempre una prova. Più puoi agire per conto tuo, più ti sentirai di controllare la situazione, il che è molto importante quando si tratta di fobie e paure. Tuttavia, se la tua fobia è così grave da innescare attacchi di panico o ansia incontrollabile, potresti voler cercare ulteriore supporto.

La terapia cognitivo comportamentale per le fobie ha ormai una elevata evidenza clinica. Non solo funziona molto bene, ma tende a far vedere i risultati molto rapidamente. Avere qualcuno che ti tenga la mano o rimane al tuo fianco mentre affronti le tue paure può essere estremamente utile.

Ecco alcuni esempi di auto-aiuto per superare il problema delle fobie.

Suggerimento 1. Affronta le tue paure, un passo alla volta.

È naturale voler evitare le cose o la situazione che temi. Ma quando si tratta di combattere le fobie, affrontare le tue paure è la chiave per uscirne. Anche se l’evitamento può farti sentire meglio a breve termine, ti impedisce di apprendere che la fobia potrebbe non essere così spaventosa o travolgente come pensi. Il modo più efficace per superare una fobia è esporsi gradualmente e ripetutamente a ciò che si teme in modo sicuro e controllato. Durante questo processo di esposizione, imparerai a cavalcare l’ansia e la paura fino a quando inevitabilmente passa. Attraverso esperienze ripetute di fronte alla tua paura, inizierai a capire che il peggio non accadrà; non morirai o “perderai il controllo”. Ad ogni esposizione, ti sentirai più sicuro e sotto controllo. La fobia inizia a perdere il suo potere.

Suggerimento 2: impara a calmarti rapidamente

Quando sei spaventato o ansioso, avverti una varietà di sintomi fisici fastidiosi, come il cuore accelerato e una sensazione di oppressione. Queste sensazioni fisiche possono spaventare di per se stesse ed essere gran parte di ciò che rende la tua fobia così angosciante. Tuttavia, imparando a calmarti rapidamente, puoi diventare più sicuro delle tue capacità di tollerare sensazioni spiacevoli e affrontare le tue paure. Alcuni esempi di metodi per rilassarsi sono: la respirazione lenta e il rilassamento muscolare progressivo di Jakobson.

Suggerimento 3: sfida i pensieri negativi sulla tua fobia

Quando hai una fobia, tendi a sopravvalutare quanto sarà grave se sei esposto alla situazione che temi e sottovaluti la tua capacità di farne fronte. I pensieri ansiosi che innescano e alimentano le fobie sono generalmente negativi e non realistici. Scrivendo i pensieri negativi che appaiono alla tua mente mentre affronti qualcosa di fobico, puoi iniziare a sfidare questi modi di pensare inutili.

disturbo borderline di personalità

Il disturbo borderline di personalità

Panoramica sul disturbo borderline di personalità

Il disturbo borderline di personalità influisce sul modo in cui pensi e percepisci te stesso e gli altri ed è caratterizzato da instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé, dell’umore e da una marcata impulsività.

Chi soffre di un disturbo borderline di personalità ha un’intensa paura dell’abbandono o dell’instabilità e potrebbe avere difficoltà a tollerare il fatto di rimanere solo. Tuttavia rabbia inappropriata, impulsività e sbalzi d’umore frequenti possono allontanare gli altri, anche se si desidera avere relazioni amorevoli e durature.

Il disturbo di solito inizia dalla prima età adulta. La condizione sembrerebbe peggiorare in giovane età e gradualmente migliorare con il passare degl’anni.

Se hai un disturbo borderline di personalità, non scoraggiarti: molte persone con questo disturbo migliorano nel tempo e con un trattamento adeguato.

Segni e sintomi del disturbo borderline di personalità

Le persone con disturbo borderline di personalità possono sperimentare sbalzi d’umore e mostrare incertezza su come vedono se stessi e il loro ruolo nel mondo. Di conseguenza, i loro interessi e valori possono cambiare rapidamente.

Inoltre tendono anche a considerare gli eventi che accadono in maniera estrema, come totalmente buoni o cattivi. Anche le loro opinioni sulle persone possono cambiare rapidamente. Un individuo che viene visto come amico un giorno può essere considerato un nemico o un traditore il giorno successivo. Questi sentimenti mutevoli possono portare a relazioni interpersonali intense ma instabili.

Altri segni o sintomi:

  • Sforzi per evitare l’abbandono reale o immaginario, come l’avvio rapido di relazioni intime (fisiche o emotive) o l’interruzione della comunicazione con qualcuno in previsione di essere abbandonato.
  • Un modello di relazioni intense e instabili con la famiglia, con gli amici e con le persone care, che spesso vanno dall’estrema vicinanza e amore (idealizzazione) all’estrema antipatia o rabbia (svalutazione).
  • Immagine di sé distorta e instabile.
  • Comportamenti impulsivi e spesso pericolosi, come spese folli, sesso non sicuro, abuso di sostanze, guida spericolata e alimentazione incontrollata. Nota: se questi comportamenti si verificano principalmente durante un periodo di umore o energia elevati, possono essere segni di un disturbo dell’umore (disturbo bipolare, episodio maniacale o ipo-maniacale) e non di un disturbo borderline di personalità.
  • Comportamento autolesionistico, come il tagliarsi.
  • Pensieri ricorrenti di comportamenti suicidari.
  • Umore intenso e altamente mutevole, che dura da alcune ore a qualche giorno.
  • Sensazioni croniche di vuoto.
  • Rabbia inappropriata, intensa o problemi di controllo della rabbia.
  • Difficoltà a fidarsi, che a volte è accompagnata dalla paura irrazionale delle intenzioni di altre persone.
  • Sentimenti di dissociazione, come sentirsi tagliati fuori da se stessi, vedersi dall’esterno del proprio corpo o sentimenti di irrealtà.

Non tutte le persone con questo disturbo sperimentano tutti questi sintomi. Alcuni manifestano solo parte dei sintomi, mentre altri ne hanno molti. I sintomi possono essere scatenati da eventi apparentemente ordinari. Ad esempio, le persone con un disturbo borderline di personalità possono arrabbiarsi e angosciarsi per semplici e brevi separazioni da persone a cui si sentono vicine, come un viaggio d’affari. La gravità e la frequenza dei sintomi e la loro durata varieranno a seconda dell’individuo.

Quali sono i fattori di rischio del disturbo borderline di personalità

La causa del disturbo non è ancora chiara, ma la ricerca suggerisce che la genetica, la struttura e il funzionamento del cervello e i fattori ambientali, culturali e sociali svolgono un ruolo importante o possono aumentare il rischio di sviluppare un disturbo borderline di personalità.

Storia famigliare. Le persone che hanno un parente stretto, come un genitore o un fratello con il disturbo, possono essere maggiormente a rischio di sviluppare un disturbo borderline di personalità.

Fattori cerebrali. Gli studi dimostrano che le persone con un disturbo borderline di personalità possono avere cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello, specialmente nelle aree che controllano gli impulsi e la regolazione emotiva. Ma non è chiaro se questi cambiamenti siano fattori di rischio per il disturbo o causati dal disturbo stesso.

Fattori ambientali, culturali e sociali. Molte persone con un disturbo borderline di personalità riferiscono di aver vissuto eventi traumatici della vita, come abuso, abbandono o avversità durante l’infanzia. Altri potrebbero essere stati esposti a relazioni instabili, invalidanti e conflitti ostili.

Sebbene questi fattori possano aumentare il rischio, ciò non significa che la persona svilupperà un disturbo borderline di personalità. Allo stesso modo, potrebbero esserci persone senza questi fattori di rischio che svilupperanno un disturbo borderline di personalità durante la loro vita.

Trattamenti e terapie

Il disturbo borderline di personalità è stato storicamente considerato difficile da trattare. Ma, attraverso dei nuovi trattamenti basati sulle evidenze scientifiche, molte persone con questo disturbo presentano un miglioramento della sintomatologia e una migliore qualità della vita. È importante quindi che le persone con un disturbo borderline di personalità ricevano un trattamento specializzato. Altri tipi di trattamento forniti da un medico o terapista che non è adeguatamente addestrato, potrebbero non essere utile alla persona.

Molti fattori influenzano il tempo necessario affinché i sintomi migliorino una volta iniziato il trattamento, quindi è importante che le persone con disturbo borderline di personalità e i loro cari siano pazienti e ricevano un supporto adeguato durante il trattamento.

I trattamenti descritti in questa pagina sono solo alcune delle opzioni che potrebbero essere disponibili per chi soffre del disturbo.

Psicoterapia per il disturbo borderline di personalità

La psicoterapia è il trattamento di prima linea per le persone con disturbo borderline di personalità. Un terapeuta può fornire un trattamento individuale o un trattamento in un ambiente di gruppo. Le sessioni di gruppo guidate dal terapeuta possono aiutare a insegnare alle persone con il disturbo a interagire con gli altri e come esprimersi efficacemente.

È importante che le persone in terapia vadano d’accordo e si fidino del loro terapeuta. La natura stessa del disturbo borderline di personalità può rendere difficile per le persone con questo disturbo mantenere un legame confortevole e fiducioso con il loro terapeuta.

Ecco due esempi di psicoterapia utilizzate per trattare il disturbo borderline di personalità:

Dialectical Behavior Therapy (DBT): questo tipo di terapia è stata sviluppata specificatamente per gli individui con disturbo borderline di personalità. La DBT utilizza concetti di consapevolezza, accettazione e attenzione alla situazione attuale e allo stato emotivo. La DBT insegna anche le abilità che possono aiutare:

  • Controlla le emozioni intense
  • Ridurre comportamenti autodistruttivi
  • Migliora le relazioni

Cognitive Behavioral Therapy (CBT): questo tipo di terapia può aiutare le persone con un disturbo borderline di personalità a identificare e cambiare credenze e comportamenti che sono alla base di percezioni imprecise di se stessi e degli altri. La Terapia cognitivo comportamentale può aiutare a ridurre una serie di sintomi dell’umore e dell’ansia e ridurre il numero di comportamenti suicidari o autolesionistici.

Farmaci

Poiché i benefici non sono chiari, i farmaci non sono in genere utilizzati come trattamento primario per il disturbo borderline di personalità. Tuttavia, in alcuni casi, lo psichiatra può raccomandare farmaci per trattare sintomi specifici come:

  • sbalzi d’umore
  • depressione
  • altri disturbi mentali concomitanti

Il trattamento attraverso i farmaci può richiedere di essere seguiti da più di un medico. Alcuni farmaci possono causare effetti collaterali diversi. Parla con il tuo medico di quelli che sono i tuoi sintomi negativi e di cosa aspettarti.

Alcuni suggerimenti per aiutare un amico o un parente con il disturbo borderline di personalità:

Offrire supporto emotivo, comprensione, pazienza e incoraggiamento: il cambiamento può essere difficile e spaventoso per le persone con un disturbo borderline di personalità, ma è possibile il miglioramento nel tempo.

Informati sui disturbi mentali, in particolare il disturbo borderline di personalità, in modo da capire cosa sta vivendo la persona con questo disturbo.

Incoraggia la persona amata che soffre per un disturbo borderline di personalità a chiedere aiuto ad un terapeuta.

Cerca tu stesso la consulenza di un terapeuta, per aiutarti a comprendere e sopportare le fasi critiche di chi ti sta vicino.

disturbo bipolare

Disturbo Bipolare, sintomi, diagnosi e cura.

Che cos’è il disturbo bipolare?

Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), il disturbo bipolare è un disturbo caratterizzato da cambiamenti estremi di umore, pensiero, energia e comportamento. È anche noto come disturbo manico depressivo perché l’umore di chi ne soffre può alternarsi tra condizioni di mania (UP) e depressione (DOWN). Il cambiamento di umore può durare per ore, giorni, settimane o mesi.

Che cosa non è un disturbo bipolare

Questo disturbo NON è un vizio di carattere o un segno di debolezza personale.

Chi colpisce il disturbo bipolare

Il disturbo bipolare si trova in tutte le età, razze, gruppi etnici e classi sociali. Secondo i dati della National Comorbidity Survey Replication (NCS-R), questo disturbo colpisce circa undici milioni di americani a un certo punto della loro vita. Di solito inizia nella tarda adolescenza, spesso appare come depressione durante gli anni dell’adolescenza, sebbene possa iniziare nella prima infanzia o più tardi nella vita.

Sebbene un numero uguale di uomini e donne sviluppino il disturbo bipolare, la presentazione e il decorso della malattia differiscono tra i sessi. Uno studio di ricerca peer-reviewed pubblicato nella rivista accademica Psychiatric Clinics of North America nel 2003 ha identificato diverse differenze correlate al sesso relative al disturbo bipolare. In primo luogo, gli uomini tendono a iniziare la loro malattia con un episodio maniacale, mentre le donne iniziano con un episodio depressivo. Allo stesso modo, le donne sperimentano mania mista, episodi depressivi e cicli rapidi più spesso degli uomini.

Il disturbo tende ad avere caratteristiche di famigliarità e sembra avere una componente genetica. In effetti, un articolo pubblicato nella rispettata rivista accademica Neuroscience faceva riferimento al disturbo bipolare come “il più ereditabile dei disturbi medici”. La ricerca in corso cerca di identificare i geni specifici che predispongono a questa malattia.

Come la depressione e altre gravi malattie, il disturbo bipolare può anche influenzare negativamente partner, familiari, amici e colleghi di lavoro.

Quali sono le tipologie di disturbo bipolare

Diversi tipi di disturbo bipolare sono determinati da schemi e gravità dei sintomi UP e DOWN. Il DSM-5 identifica quattro tipi principali:

Il disturbo bipolare di tipo I è caratterizzato da uno o più episodi maniacali che durano almeno una settimana o sono così gravi che l’individuo richiede il ricovero in ospedale. Possono verificarsi anche episodi di depressione della durata di almeno due settimane e ipomania, insieme a stati misti (quando i sintomi della depressione e della mania o dell’ipomania sono presenti insieme).

Il disturbo bipolare di tipo II è caratterizzato da uno o più episodi depressivi accompagnati da almeno un episodio ipomaniacale. Gli episodi ipomaniacali hanno sintomi simili a episodi maniacali, ma sono meno estremi e non durano molto a lungo. Tuttavia, il comportamento della persona è chiaramente diverso dalla norma. Secondo uno studio del 2003, Il disturbo bipolare II è più comune nelle donne che negli uomini.

Il disturbo ciclotimico è caratterizzato da periodi di stati d’animo elevati (come la mania o l’ipomania) e periodi di umore depresso che durano da almeno 2 anni. Ciò che distingue il disturbo ciclotimico da I e II bipolari è la gravità dei sintomi – né gli stati d’animo elevati né depressi sono abbastanza estremi da soddisfare i criteri diagnostici per (ipo) mania o depressione. Ma questo NON significa che questo disturbo specifico non richieda trattamento.

Altri disturbi bipolari e correlati specificati e non specificati includono sintomi bipolari che non corrispondono ai criteri per il disturbo bipolare I, bipolare II o ciclotimico.

Quali sono i sintomi del disturbo bipolare

La maggior parte delle persone che hanno questo disturbo parlano di fasi “UP” e fasi “DOWN”. Queste oscillazioni possono essere gravi, che vanno dall’energia estrema alla disperazione profonda. La gravità degli sbalzi d’umore e il modo in cui interrompono le normali attività della vita distinguono gli episodi di umore bipolare dai normali cambiamenti dell’umore.

Sintomi della mania:
• Aumento dell’attività fisica, mentale ed elevata energia
• Umore alto, ottimismo esagerato e fiducia in se stessi fuori luogo
• Eccessiva irritabilità, comportamento aggressivo
• Diminuzione del bisogno di dormire senza provare affaticamento
• Discorsi, pensieri e fuga di idee
• Aumento dell’attivazione sessuale
• Comportamento spericolato

Sintomi della depressione:
• Tristezza prolungata o crisi di pianto inspiegabili
• Cambiamenti significativi nei ritmi di appetito e sonno
• Irritabilità, rabbia, preoccupazione, agitazione e ansia
• Pessimismo, perdita di energia, persistente letargia
• Sentimenti di colpa e inutilità
• Incapacità di concentrazione, indecisione
• Pensieri ricorrenti di morte

Quanto è comune nei bambini

Secondo uno studio longitudinale del 2007, quando un genitore ha questa malattia, il rischio che i suoi figli sviluppino disturbo bipolare è approssimativamente del 30-40% . Allo stesso modo, quando entrambi i genitori hanno il disturbo, il rischio che i loro figli lo sviluppino aumenta fino al 60%.

I sintomi possono essere difficili da riconoscere nei bambini perché possono essere scambiati per emozioni e comportamenti comuni per l’età. I sintomi possono apparire in una varietà di comportamenti.

Secondo l’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, fino a un terzo dei 3,4 milioni di bambini affetti da depressione negli Stati Uniti può effettivamente sperimentare l’insorgenza precoce del disturbo bipolare.

Quale cura per il disturbo bipolare

Esistono attualmente diverse terapie e molti nuovi trattamenti promettenti in fase di studio. Poiché il disturbo bipolare può essere difficile da trattare, si consiglia vivamente di consultare uno psichiatra o un medico generico con esperienza nel trattamento di questa disturbo.

La combinazione di farmaci e psicoterapia è la più efficace. I farmaci comuni sono:

  • Stabilizzanti dell’umore, come il litio.
  • Antipsicotici atipici, come la quetiapina, che possono trattare sia gli episodi maniacali che depressivi e aiutano a stabilizzare l’umore.
  • Antidepressivi, anche se non tutti con disturbo bipolare risponde bene agli antidepressivi. Questi farmaci possono innescare episodi maniacali in alcune persone.

Tipi di psicoterapia che possono aiutare una persona a gestire il disturbo bipolare:

Un approccio a lungo termine è di aiuto con tutti gli aspetti del trattamento per bipolare. Spesso è necessario provare vari trattamenti per trovare quello che funziona meglio.

psicologo insonnia

Insonnia

Cos’è l’insonnia?

Quasi tutti passiamo periodi di insonnia di volta in volta. Succede circa una volta all’anno. Questo è lo scotto da pagare per il fatto di essere umani e avere la capacità di preoccuparsi ed essere ansiosi per il futuro e ruminare del passato.

L’insonnia cronica è caratterizzata da difficoltà nell’addormentarsi o nel rimanere addormentati, o dal risveglio troppo precoce. Se ci mettete 30 minuti o più per addormentarvi, o se rimanete svegli per 30 minuti o più durante la notte almeno tre volte a settimana – per un mese o più – state ufficialmente soffrendo di insonnia. L’insonnia ha importanti effetti sull’umore e sulla vigilanza. Inoltre è classico un sintomo della depressione.

Alcuni sonniferi possono migliorare la qualità del sonno e la vigilanza del giorno successivo, ma il modo migliore per gestire l’insonnia è di non fare nulla; il meccanismo del sonno tende ad auto-correggersi, se ne ha la possibilità. I trattamenti più efficaci per l’insonnia cronica sono tecniche cognitivo-comportamentali che riducono l’ansia per il sonno e permettono al ciclo del sonno-veglia di regolarsi.

Sintomi di insonnia

L’insonnia può presentarsi in modi molti diversi. Le persone che soffrono di insonnia trovano difficile addormentarsi, si svegliano spesso nel cuore della notte avendo poi problemi a riaddormentarsi, si svegliano troppo presto al mattino o si svegliano sentendosi stanchi. L’insonnia può causare stanchezza durante il giorno e ridurre i livelli di energia. Gli individui con insonnia possono anche avere carenti capacità di fronteggiare le avversità della vita, difficoltà a prestare attenzione e concentrazione, problemi di memoria e difficoltà nell’eseguire anche semplici compiti di routine.

Ma soprattutto, l’insonnia colpisce il tono dell’umore. La mancata regolazione del ciclo sonno-veglia e la conseguente insonnia sembra essere una delle cause principali di innesco della depressione e dell’irritabilità.

Cause di insonnia

Lo stress è spesso la causa primaria dell’insonnia, ma ci sono anche condizioni fisiche che possono portare a questa condizione. Un medico dovrebbe escluderli prima. Ad esempio apnea notturna, ipertiroidismo, alcuni farmaci e problemi gastrointestinali, come il reflusso gastroesofageo.

La mancanza di sufficiente attività fisica durante il giorno può interferire con la regolazione del sonno come anche l’abuso di sostanze.

L’insonnia si verifica molto spesso in risposta a come le persone gestiscono una brutta nottata. Spesso si cerca di compensare un breve periodo di insonnia andando a letto più tardi, facendo un pisolino nel pomeriggio, bevendo qualche drink prima di andare a letto o andando a letto prima. Ma queste azioni riducono solo la naturale pulsione del sonno. Poiché il nostro cervello impara rapidamente ad associare la camera da letto allo stato di veglia, il circolo vizioso dell’insonnia assume presto una vita propria.

Alcune persone sono a rischio di insonnia in virtù di fattori ambientali quali il lavoro a turni e il jet lag. Anche le persone che non hanno abbastanza esposizione alla luce del sole durante il giorno possono avere problemi a dormire. Fattori come bere troppa caffeina o l’eccessivo riscaldamento in camera da letto possono interferire con il sonno.

Trattamenti per l’insonnia

Un breve episodio di insonnia è gestibile senza fare nulla di particolare. È importante non compensare rimanendo a letto più a lungo o sonnecchiando durante il giorno.

L’insonnia cronica risponde bene ai trattamenti cognitivo-comportamentali volti ad eliminare l’ansia e fermare i comportamenti che si concludono con il peggioramento e il perpetuarsi della condizione.

La terapia cognitivo-comportamentale si focalizza sui pensieri e le azioni che interrompono il sonno. Può includere un training al rilassamento per ridurre l’ansia. Si concentra sulla creazione di un programma del sonno che limita il tempo che si trascorre a letto da svegli.

Tutti i trattamenti efficaci per l’insonnia incoraggiano una buona “igiene del sonno” che spesso include:

  • Dormire e svegliarsi alla stessa ora ogni giorno (anche nei fine settimana)
  • Imparare tecniche di meditazione e praticarle prima di andare a dormire
  • Praticare un adeguato esercizio fisico durante il giorno
  • Limitare il consumo di caffeina e limitarlo al mattino
  • Evitare l’alcol, che è un grande disgregatore del sonno
  • Mantenere la camera da letto buia, soprattutto quando si invecchia
  • Mantenere la camera da letto fresca (e dormire sotto le coperte)

Leggi l’articolo su “Cinque consigli per addormentarsi velocemente”

Disturbo da accumulo compulsivo

Il disturbo da accumulo compulsivo

Psicologo a Pieve del Grappa e Montebelluna:

Che cos’è l’accumulo compulsivo e come viene diagnosticato?

L’accumulo compulsivo (hoarding in inglese) è molto più che avere un sacco di cose. È uno specifico tipo di comportamento che può avere conseguenze gravi sulla vita di una persona e di chi gli sta vicino.

Cos’è l’accumulo compulsivo o disposofobia?

L’accumulo compulsivo o patologico è un comportamento problematico caratterizzato da:

  • acquisire e non riuscire a buttare via un gran numero di oggetti che sembrerebbero avere poco o nessun per gli altri, come vecchie riviste, contenitori, vestiti, libri, posta indesiderata, ricevute, note o elenchi
  • la presenza di un grave disordine in casa tale da non poter essere più utilizzata come uno spazio vivibile.
  • disagio significativo o menomazione del lavoro o della vita sociale

Chi colpisce il disturbo da accumulo compulsivo?

Circa il 15% delle persone con un disturbo ossessivo compulsivo dichiarano l’accumulo come sintomo principale, altri lo indicano come un sintomo secondario. L’accumulo può verificarsi anche in persone con altri disturbi psichiatrici, come disturbi del controllo degli impulsi o disturbi da tic.

Il disturbo da accumulo compulsivo è piuttosto raro. Di solito inizia nell’infanzia e spesso passa inosservato fino all’età adulta. Le persone che accumulano spesso hanno parenti che ne hanno sofferto a loro volta in passato.

Spesso il disturbo da accumulo compulsivo è accompagnato da altri disturbi, primo tra tutti dalla depressione e da disturbi di personalità.

L’accumulo compulsivo tiene la tua vita in sospeso

Se accumuli, investi molta energia acquistando oggetti o cercando omaggi gratuiti. Alcune persone ricorrono al furto per acquisire oggetti di valore.

Le persone che accumulano spesso frequentano le svendite di seconda mano, le discariche e altre aree in cui i rifiuti vengono raccolti per cercare oggetti di interesse. L’acquisto di articoli online è diventata una delle modalità preferite per le persone che accumulano, in quanto consente loro di evitare l’imbarazzo di fare acquisti multipli di persona.

Se accumuli, non è raro avere una serie di rigide credenze riguardo ai tuoi beni. Le persone che accumulano spesso sostengono che i loro averi accumulati hanno un valore molto alto e che potrebbero tornare utili per il futuro. Inoltre, potresti persino vedere i tuoi beni come amici e sentirti in colpa per averli scartati.

Molte persone che accumulano compulsivamente tengono segreta e la loro condizione e provano un profondo imbarazzo. A causa della segretezza e dell’imbarazzo, le relazioni interpersonali e professionali sono spesso ostacolate. Molti accaparratori rimangono single per tutta la loro vita e possono ritrovarsi incapaci di mantenere un lavoro.

Come diagnosticare il disturbo da accumulo compulsivo

Sebbene l’accumulo possa essere imbarazzante, molte persone si sentono sollevate dopo aver rivelato il loro comportamento ad un medico o ad un psicoterapeuta. Come nel disturbo ossessivo compulsivo, la diagnosi di disposofobia dovrebbe essere fatta solo da un professionista della salute mentale qualificato, come un medico o uno psicologo.

Per diagnosticare l’accumulo compulsivo, potresti porti alcune di queste domande:

  • Sei in grado di resistere all’impulso di raccogliere oggetti, anche quelli che sai che non userai mai?
  • Eviti spesso di buttare via le cose perché sarebbe troppo sconvolgente per te?
  • Quale percentuale della tua casa è inutilizzabile a causa del disordine?
  • I tuoi beni sono in disordine?
  • Quanto ti mette in imbarazzo il disordine della tua casa?

Quale trattamento è possibile per il disturbo da accumulo compulsivo?

L’accumulo non sembra rispondere positivamente al trattamento farmacologico come altre forme di disturbo ossessivo compulsivo. Un approccio cognitivo comportamentale può essere più efficace, in quanto mira specificamente ai pensieri disfunzionali che sono spesso presenti tra le persone che accumulano.

Con il metodo comportamentale è possibile utilizzare una serie di strategie, come per esempio l’esposizione con prevenzione della risposta, limitando le aree disponibili per l’accumulo e individuano migliori tecniche di organizzazione degli spazi messi in confusione.

Gioco d'azzardo patologico

Gioco d’azzardo patologico

Psicologo a Pieve del Grappa e Montebelluna:

Come uscire dal problema del gioco d’azzardo patologico

Le scommesse possono essere un serio problema per molte persone. Il gioco d’azzardo patologico, chiamato anche ludopatia, può distruggere la vita di una persona e dei suoi cari. Inoltre spesso causa problemi personali e la rovina finanziaria. Il problema del gioco d’azzardo a volte può anche portare a mettere in atto comportamenti criminali.

Che cos’è il disturbo da Gioco d’Azzardo

Un giocatore compulsivo, o patologico, è una persona che non è in grado di resistere ai suoi impulsi di scommettere. Ciò porta a gravi conseguenze personali e sociali. L’impulso a giocare diventa così forte che la tensione può essere alleviata solo attraverso ulteriore gioco.

C’è una linea molto sottile tra il disturbo da gioco d’azzardo e il gioco d’azzardo sano. Il segno critico del problema del gioco d’azzardo è spesso nascosto nella consapevolezza o nella negazione. Molti giocatori d’azzardo in genere non sanno di avere un problema. Ammettere di avere un problema è il primo passo per il recupero. Sfortunatamente questa realizzazione normalmente emerge solo quando un giocatore d’azzardo tocca il fondo ed è obbligato a chiedere aiuto.

Quali sono i sintomi del disturbo da gioco d’azzardo?

Come faccio a sapere se sono un giocatore compulsivo o patologico?

Sebbene a certe persone piaccia giocare occasionalmente, il giocatore patologico di solito progredisce dal gioco occasionale al gioco abituale e continuativo.

Secondo i manuali di diagnosi psichiatrica il gioco d’azzardo patologico o ludopatia viene diagnosticato attraverso  la presenza di quattro (o più) dei seguenti sintomi in un periodo di 12 mesi:

  • Bisogno di giocare grandi somme di denaro sempre maggiori per provare la stessa o più eccitazione.
  • Aver tentato di ridurre o abbandonare il gioco d’azzardo in maniera  infruttuosa.
  • Sentirsi irrequieti o irritabili quando si tenta di ridurre o smettere di giocare.
  • Provare molta preoccupazione o avere eccessivi pensieri legati al gioco (ad es. ricordare esperienze di gioco precedenti, pianificare la prossima giocata, pensare a modi per ottenere denaro con cui giocare ancora).
  • Il bisogno di giocare può aumentare nel tentativo di sfuggire da problemi personali, per sentimenti di impotenza o colpa o nel eliminare le emozioni di tristezza o di ansia
  • Scommettere maggiori quantità di denaro per cercare di recuperare le perdite precedenti.
  • Mentire sulla quantità di tempo o denaro spesi nel gioco d’azzardo.
  • Perdere il lavoro, una relazione, o opportunità educative o di carriera a causa del gioco d’azzardo.
  • Chiedere in prestito denaro a causa di perdite di gioco, soprattutto quando le situazioni finanziarie diventano disperate a causa del coinvolgimento nel gioco d’azzardo.

La dipendenza dal gioco d’azzardo è un problema significativo nella maggior parte delle nazioni mondiali, colpisce gli adulti di tutte le età. Ne sono affetti dall’1 al 3% di adulti, negli uomini più spesso che nelle donne. Di solito inizia nell’adolescenza negli uomini e più tardi nelle donne. Fino a poco tempo fa, i casinò e le scommesse sportive erano difficilmente accessibili. La crescita dell’utilizzo di Internet e la nascita di sale slot hanno aumentato drasticamente la possibilità di accesso a tutti gli adulti, compresi gli anziani. Quest’ultimi forse più vulnerabili rispetto ad altri gruppi di età, data la loro maggiore dipendenza da redditi fissi e una capacità più limitata di recuperare dalle perdite di gioco.

Ulteriori complicazioni

Le persone con comportamenti patologici di gioco hanno spesso problemi con l’abuso di alcool e altre sostanze, di depressione e d’ansia. Le persone con comportamenti patologici di gioco d’azzardo prendono spesso in considerazione il suicidio, e alcuni di loro lo tentano.

Le persone con comportamenti patologici di gioco tendono ad avere problemi finanziari, sociali e legali. Come bancarotta, divorzio, perdita del lavoro e il carcere. Lo stress e l’eccitazione del gioco d’azzardo possono portare ad attacchi di cuore nelle persone a rischio. Ottenere il trattamento giusto può aiutare a prevenire molti di questi problemi.

Come uscire dal gioco d’azzardo patologico?

Il gioco d’azzardo compulsivo può essere trattato. Il trattamento inizia con il riconoscimento del problema da parte di chi ne soffre.

Le opzioni di trattamento includono psicoterapia individuale, di gruppo e gruppi di supporto di auto-aiuto. I principi dell’astinenza che si applicano ad altri tipi di dipendenza, come l’abuso di sostanze e la dipendenza da alcol, sono utili anche nel trattamento del comportamento compulsivo del gioco d’azzardo.

Come l’alcol o la tossicodipendenza, il gioco d’azzardo patologico è una malattia cronica che tende a peggiorare senza trattamento. Anche se con il trattamento, è normale ricominciare a giocare d’azzardo (recidiva), le persone con gioco d’azzardo patologico possono trovare molti benefici con il trattamento giusto. Molte persone sono in grado di ottenere il controllo sulla propria vita dopo aver intrapreso un trattamento corretto.

La ricerca scientifica ha dimostrato che la terapia cognitivo-comportamentale può essere molto utile per le persone con problemi di gioco d’azzardo, in quanto li aiuta ad identificare i pensieri, gli atteggiamenti e le convinzioni che li portano a giocare d’azzardo. Un approccio cognitivo e comportamentale affronta inoltre le distorsioni cognitive del giocatore (errate convinzioni) per aiutarlo a mantenere nel tempo l’astinenza al gioco.

dott. Giovanni Zanusso

sintomi attacchi di panico

Attacco di panico e disturbo di panico

Psicologo a Pieve del Grappa e Montebelluna:

Attacco di panico e disturbo di panico

Il disturbo di panico è un disturbo d’ansia caratterizzato da improvvisi attacchi di ansia, noti come attacchi di panico, combinati con una persistente preoccupazione per il possibile futuro ricorrere di un attacco di panico. Molte persone confondono un attacco di panico per un attacco di cuore o altre emergenze mediche potenzialmente letali a causa dell’intensità delle sensazioni che accompagnano il panico. A volte la preoccupazione per i futuri attacchi di panico diventa così forte, che le persone riducono le loro attività e smettono di impegnarsi in funzioni importanti come andare al lavoro o addirittura uscire di casa. Quando gli attacchi di panico inducono a non sentirsi più a proprio agio lontano da un luogo sicuro possono diventare un disturbo di panico con agorafobia, una forma più grave di disturbo di panico.

Che cosa causa gli attacchi di panico e il disturbo di panico?

Sappiamo che il disturbo di panico ha una forte componente genetica. Tuttavia, è chiaro che stress e altri fattori ambientali giocano un ruolo importante. Spesso il disturbo di panico si sviluppa dopo che si sperimenta un attacco di panico per la prima volta. L’esperienza è così fuori dal comune e così spaventosa, che le persone si preoccupano di una ricorrenza futura. Di solito, è questo aumento di preoccupazione e ansia per i futuri attacchi di panico che ci rende più suscettibili ai sintomi del panico, che a loro volta causano maggiore preoccupazione, e quindi più panico.

Le persone con disturbo di panico tendono ad essere molto attenti ai sintomi fisici che sono simili al panico. Per esempio, alcune persone dopo aver camminato su una rampa di scale notano che il loro cuore batte più rapidamente, il che fa aumentare l’ansia per il rischio di un attacco di panico. Siccome  queste persone sono molto sensibili a qualsiasi sintomo fisico fuori dal comune, mantengono il ciclo vizioso dell’ansia e dell’attacco di panico.

Chi può sviluppare il disturbo di panico?

Il disturbo di panico si verifica in circa 6 milioni di adulti americani ed è due volte più comune nelle donne rispetto agli uomini. Gli attacchi di panico di solito iniziano nell’adolescenza o nella prima età adulta, anche se non tutti coloro che sperimentano attacchi di panico sviluppano un disturbo di panico. Molte persone hanno un solo attacco e non ne hanno nessun un altro in seguito, altri invece continuano a sviluppare ulteriori sintomi. La ricerca suggerisce che la predisposizione a sviluppare attacchi di panico sembri essere ereditata.

Sintomi del disturbo di panico

Le persone con disturbo di panico hanno una combinazione dei seguenti sintomi:

  • Improvvisi e ripetuti attacchi di paura.
  • Una sensazione di essere fuori controllo durante un attacco di panico.
  • Un’intensa preoccupazione su quando avverrà il prossimo attacco.
  • Paura o evitamento di luoghi in cui si sono verificati attacchi di panico in passato.
  • I sintomi fisici di un attacco di panico spesso includono: battito cardiaco accelerato, sudorazione, problemi respiratori, debolezza o vertigini, sensazione di caldo o freddo, mani doloranti o insensibili, dolore toracico, dolori allo stomaco e formicolii agli arti.

Come diagnosticare il disturbo di panico

Gli attacchi di panico possono verificarsi in qualsiasi momento, anche durante il sonno. Non sempre gli attacchi di panico sono innescati da un’intensa paura di qualcosa di specifico. Molte persone provano attacchi apparentemente casuali, senza alcun innesco identificabile. Un attacco di panico completo di solito può durare dieci minuti, ma la maggior parte durano significativamente meno. Non c’è niente di pericoloso o anormale nell’avere un attacco di panico. Molte persone temono di metta a dura prova il proprio corpo, e quindi temono ancora di più gli attacchi di panico. Tuttavia, la tensione che un attacco di panico esercita sul cuore e sul fisico è paragonabile all’impatto di salire una rampa di scale.

Una diagnosi accurata del disturbo di panico è molto importante, in quanto la corretta diagnosi può portare ad un trattamento più efficace. Gli individui che soffrono di attacchi di panico ripetuti possono diventare disabili a causa delle loro condizioni e si consiglia di cercare un trattamento prima di iniziare ad evitare luoghi o situazioni che si teme possano scatenare un altro attacco di panico.

La diagnosi precoce e l’intervento attraverso un trattamento cognitivo comportamentale di solito possono prevenire lo sviluppo di un disturbo di panico. Sfortunatamente, molti con questo disturbo evitano l’intervento psicologico, restando senza diagnosi e soffrendo in silenzio.

Il disturbo di panico è uno dei più curabili di tutti i disturbi d’ansia; alcuni studi indicano che circa il 90% delle persone con disturbo di panico sottoposti a terapia cognitivo comportamentale mostrano una significativa diminuzione dei sintomi di ansia dopo solo 12 sedute.

Il disturbo di panico può essere accompagnato da altre gravi condizioni, come depressione e abuso di alcol o droghe. Gli psicologi sono i professionisti più qualificati per diagnosticare e trattare in modo accurato il disturbo di panico.

Trattamento degli attacchi di panico senza farmaci

Ricerche significative hanno dimostrato che la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è il trattamento più efficace per gli attacchi di panico e il disturbo di panico. In numerosi studi, la CBT ha evidenziati efficacia di gran lunga superiore rispetto a tutti gli altri trattamenti psicologici, inclusi i farmaci anti-ansia. Studi scientifici hanno costantemente dimostrato che la CBT è più efficace nel ridurre i sintomi, il trattamento è più breve nella durata, e i risultati durano più a lungo per più persone, rispetto ad altri tipi di terapia.

Il trattamento cognitivo comportamentale per attacchi di panico e disturbo di panico di solito comporta una combinazione dei seguenti interventi:

Tecniche di rilassamento: l’allenamento alle tecniche di rilassamento può essere utile nelle fasi iniziali del trattamento per il panico. Spesso le persone diventano sempre più ansiose nel tempo, tanto che i loro fisici sono sovraccarichi di tensione muscolare, rendendoli ancora più suscettibili di ulteriore ansia. Solitamente l’allenamento per il rilassamento prevede il rilassamento attraverso il respiro o il rilassamento muscolare progressivo.

Ristrutturazione cognitiva: la Ristrutturazione cognitiva è un metodo per diventare più consapevoli dei modelli di pensiero che provocano ansia e sostituirli con un pensiero più equilibrato e meno ansioso. Riducendo l’intensità delle reazioni ai sintomi di panico e alle situazioni temute, è possibile ridurre ulteriormente l’ansia e ridurre la frequenza, l’intensità e la durata dei sintomi di panico.

Consapevolezza (Mindfulness): una tecnica meditativa presa in prestito dalle tradizioni orientali della meditazione, la consapevolezza come strumento per superare l’ansia sta diventando sempre più al centro di una grande quantità di ricerca scientifica. Nel trattamento del disturbo di panico, è usato per insegnare alle persone a sperimentare sensazioni fisiche spiacevoli senza reagire negativamente a loro, quindi cortocircuitando il circolo vizioso della paura e del panico.

Trattamento dell’esposizione: quando le persone si sentono meno ansiose per i futuri attacchi di panico dovuti all’allenamento rilassante, alla consapevolezza e alla ristrutturazione cognitiva, sono più capaci di affrontare situazioni che provocano ansia. L’esposizione sistematica è un intervento che aiuta le persone ad affrontare ciò che normalmente evitano. Mettendosi di proposito in situazioni difficili, disinnescano la paura associata a loro e non temono più le situazioni in futuro.

Riduzione dello stress: per alcune persone, la riduzione degli eventi stressanti può essere una parte importante del trattamento per l’ansia. Una combinazione di 1) imparare a reagire alle diverse situazioni in modo più calmo e 2) ridurre lo stress non necessario, può essere utile per ridurre l’ansia generale e migliorare la qualità della vita.

dott. Giovanni Zanusso

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