ematofobia paura di vomitare

Paura di vomitare: emetofobia

Comprendere l’emetofobia o la paura del vomito

L’emetofobia è una fobia specifica che comporta un’estrema paura di vomitare, vedere il vomito, guardare altre persone vomitare o sentirsi male.

In generale, alla maggior parte delle persone non piace il vomito. Ma questa antipatia è di solito manifestata solo in certi momenti. Le persone con emetofobia, invece, passano molto tempo a preoccuparsi del vomito, anche se loro o le persone che li circondano non si sentono male. Il solo pensiero che qualcuno possa vomitare è sufficiente per causare un intenso disagio.

Questo disagio può avere un grande impatto sulla vita quotidiana. Ad esempio, potresti temere di mangiare per paura che qualcosa ti potrebbe far vomitare. Oppure eviti di guidare perché c’è la possibilità che tu possa sentirti male. Oppure stai lontano dai bagni pubblici per paura che qualcuno possa vomitare. Tutto ciò se prolungato nel tempo potrebbe condurre ad un aumento della sintomatologia ansiosa e depressiva e ad una riduzione significativa della la qualità della vita.

Anche se l’ansia causata dall’emetofobia può sembrare opprimente, la condizione è di solito curabile con l’aiuto di una adeguata terapia.

Quali sono i sintomi dell’emetofobia?

Soffrire di emeteofobia significa che probabilmente farai notevoli sforzi per evitare di trovarti in situazioni in cui tu o qualcun altro potrebbe vomitare. Potresti ritrovarti a organizzare le tue giornate evitando scenari potenzialmente causa di vomito.

Altri comportamenti che potrebbero indicare l’emetofobia sono:

  • eliminare i cibi che sono associati al vomito
  • mangiare lentamente, mangiare pochissimo o mangiare solo a casa
  • annusare o controllare il cibo spesso per assicurarsi che non sia andato male
  • non toccare le superfici che potrebbero avere germi causa di malattie, come maniglie delle porte, sedili o sciacquoni, corrimano o computer pubblici
  • lavare eccessivamente le mani, i piatti, il cibo e gli strumenti di preparazione del cibo
  • evitare di bere alcolici o assumere farmaci che potrebbero causare nausea
  • evitare viaggi, scuola, feste, trasporti pubblici o qualsiasi spazio pubblico affollato

Questi comportamenti sono accompagnati da altri sintomi quali:

  • estrema paura di vedere qualcuno vomitare
  • estrema paura di dover vomitare ma non riuscire a trovare un bagno
  • estrema paura di non riuscire a smettere di vomitare
  • panico al pensiero di non poter lasciare una zona affollata se qualcuno vomita
  • ansia e angoscia quando si sente nausea o si pensa al vomito
  • pensieri persistenti e irrazionali collegati ad un’azione a un’esperienza passata che coinvolge il vomito

Le persone con fobie specifiche sono generalmente consapevoli che la loro reazione all’oggetto della loro fobia non è normale. Ad esempio, potresti fare tutto ciò che è in tuo potere per evitare di mangiare cibi cucinati da qualcun altro, ma sai che non è così che vive la maggior parte delle persone.

Questa consapevolezza generalmente rende l’esperienza ancora più angosciante. Può anche portare a sentimenti di vergogna e sensi di colpa.

Cosa causa l’emetofobia?

Le fobie specifiche si sviluppano spesso dopo un evento “traumatico” che coinvolge l’oggetto fobico.

Nel contesto dell’emetofobia, ciò potrebbe comportare:

  • sentirsi male in un luogo pubblico
  • avere una intossicazione alimentare
  • vedere qualcun altro vomitare
  • qualcuno che ti vomita addosso
  • avere un attacco di panico durante un episodio di vomito

L’emetofobia può anche svilupparsi senza una causa chiara, portando gli psicologi a credere che la genetica e l’ambiente possano svolgere un ruolo fondamentale. Ad esempio, avere una storia familiare di fobie specifiche o altri disturbi d’ansia può aumentare il rischio.

Inoltre spesso esordisce durante l’infanzia. Alcuni adulti che hanno vissuto con l’emetofobia per decenni potrebbero non ricordare il primo evento scatenante.

Se non riesci a individuare alcuna esperienza che potrebbe averti portato alla emetofobia, non preoccuparti. Il trattamento psicoterapeutico può essere d’aiuto anche se non sai cosa originariamente ha causato la tua fobia.

Come viene diagnosticata la paura del vomito

La paura o l’ansia estrema che ruota attorno a un particolare oggetto o situazione viene in genere diagnosticata come fobia quando inizia a causare angoscia che influisce negativamente sulla vita a casa, a scuola o al lavoro.

Altri criteri per una diagnosi di emetofobia includono:

  • una significativa risposta di paura e ansia che si verifica immediatamente dopo aver visto o pensato al vomito
  • evitamento attivo di situazioni che potrebbero comportare il vomito
  • i sintomi durano per almeno sei mesi

Alcuni dei principali sintomi dell’emetofobia comportano un comportamento ossessivo-compulsivo, quindi l’emetofobia potrebbe inizialmente presentarsi come un disturbo ossessivo-compulsivo.

L’emetofobia può apparire simile all’agorafobia. La paura di vomitare o vedere il vomito di altre persone può diventare così forte che può portare al panico, rendendo difficile o addirittura impossibile uscire di casa. Ma se la tua unica ragione di evitare i luoghi pubblici è la paura del vomito, probabilmente ti verrà diagnosticata l’emetofobia e non l’agorafobia.

Come viene trattata la paura del vomito o emetofobia?

Le fobie non richiedono sempre un trattamento. In alcuni casi, le persone trovano il modo di aggirare il problema. Ma alcuni oggetti fobici o situazioni temute sono più difficili da evitare rispetto ad altri.

In generale, è una buona idea cercare aiuto se la tua fobia influisce sulla qualità della tua vita o ti ritrovi a chiederti come le cose sarebbero diverse se non avessi una fobia.

La tecnica della desensibilizzazione

La terapia dell’esposizione è considerata uno dei trattamenti più efficaci per le fobie specifiche. In questo tipo di terapia, lavorerai con un terapeuta per esporsi gradualmente a ciò di cui hai paura.

Per il trattamento dell’emetofobia, ciò potrebbe comportare l’assunzione di un nuovo cibo in un ristorante o la rotazione su se stessi fino a quando non inizierai a sentire un po’ di nausea. Mentre provi queste esperienze, ti verranno anche fornite tecniche per aiutarti a far fronte a sentimenti di ansia e paura durante l’esposizione.

Se tutto questo ti sembra inavvicinabile, considera la possibilità di valutare la desensibilizzazione sistematica. Questo è un tipo di terapia dell’esposizione che prevede di affrontare le tue paure nel corso di esposizioni multiple che diventano gradualmente più intense e quindi meno angoscianti.

Terapia comportamentale cognitiva (CBT)

La CBT è un tipo di terapia che ti aiuta a imparare a identificare e sfidare i pensieri negativi che causano angoscia, mentre ti esponi attraverso una desensibilizzazione. Man mano che ti esponi gradualmente, lavorerai con il tuo terapeuta per affrontare l’ansia e l’angoscia che provi quando pensi al vomito e imparerai come affrontarlo da solo.

I risultati di uno studio apparso su “Journal of Anxiety Disorders” del 2016 condotto su 24 persone con emetofobia suggeriscono che la terapia cognitivo comportamentale dia dei benefici significativi come trattamento. Questo studio controllato e randomizzato è stato il primo del suo genere, quindi ulteriori ricerche potrebbero aiutare a sostenere questo risultato.

dott. Giovanni Zanusso.

Abuso di alcol e alcolismo

Alcolismo e abuso di alcol

Psicologo a Pieve del Grappa e Montebelluna

Come uscire dal problema dell’abuso di alcol

Bere bevande contenenti alcol è un’abitudine diffusa in molte società. Oggi, come in passato, la maggior parte delle persone beve alcolici, e la maggior parte lo fa senza gravi conseguenze. Il consumo di alcuni, tuttavia, non è solo eccessivo, ma è associato a gravi conseguenze per se stessi e per gli altri.

Cos’è l’alcol?

L’alcol (etanolo) è una droga psicoattiva – il suo principale effetto sul cervello è quello di deprimere del sistema nervoso centrale. Sebbene le persone possano bere grandi quantità di alcol in brevi periodi di tempo, l’alcol viene metabolizzato ed eliminato dal corpo a un ritmo lento e regolare: circa un drink all’ora. L’alcol non metabolizzato circola nel flusso sanguigno e viene chiamato tasso alcolemico. Non tutti i tipi di bevande alcoliche contengono la stessa quantità di alcol e quindi gli effetti sull’organismo sono di conseguenza differenziati.

Cosa fa l’alcol al nostro organismo?

Gli effetti dell’alcol dipendono dalla quantità consumata, dal periodo di tempo in cui l’alcol viene consumato, dall’esperienza passata dell’utente e dalle circostanze in cui si verifica il consumo (da variabili come l’umore del bevitore, la presenza di altri o digiuno). Se usato con moderazione, l’alcool produce effetti piacevoli (come euforia e perdita dei freni inibitori). Tuttavia, man mano che aumenta il livello di alcol nel sangue, gli effetti diventano sempre più negativi e il normale funzionamento è compromesso. Gli effetti possibili includono eloquio biascicato e blackout (periodi di amnesia limitati nel tempo) riduzione della visione laterale, perdita di equilibrio, difficoltà motorie, nausea e confusione.

Il ripetuto consumo eccessivo di alcol può avere effetti negativi a lungo termine. Gli effetti cronici del consumo di alcol possono variare da lievi problemi medici come l’infiammazione dello stomaco a gravi come la cirrosi e danni cerebrali. Quando il consumo eccessivo di alcol è combinato con il fumo di sigaretta, aumenta il rischio di gravi malattie (come cardiopatie e tumori). Le conseguenze psicosociali del consumo eccessivo di alcol possono variare da lievi, come il rimanere in malattia per alcuni giorni a quelli gravi come il divorzio, la perdita del lavoro e perdita dell’affidamento dei figli.

Tolleranza e dipendenza sono due fattori che caratterizzano i problemi di alcol. Tolleranza significa che con l’uso ripetuto di alcol, il bevitore deve consumare di più per ottenere lo stesso effetto prodotto in precedenza da quantità minori. Gli individui che hanno sviluppato una tolleranza possono a volte mostrare pochi segni osservabili di intossicazione, nonostante abbiano consumato una grande quantità di alcol.

I forti bevitori regolari possono facilmente diventare psicologicamente e/o fisicamente dipendenti dall’alcol. La dipendenza psicologica è meglio definibile come un bisogno compulsivo di alcol, soprattutto quando la persona consuma di fronte alle ovvie conseguenze negative. La dipendenza psicologica può essere separata dalla dipendenza fisica, sebbene le due forme spesso si manifestino insieme. La dipendenza fisica si verifica quando il corpo si è adattato alla presenza di alcol. Smettere di bere quando si è dipendenti può portare ad una sindrome da astinenza da alcol.

Chi è a rischio di dipendenza e perché la gente beve eccessivamente?

C’è una predisposizione genetica?

Sebbene alcune prove suggeriscano che esiste una base genetica o una vulnerabilità per problemi di alcol, poco si sa su cosa possa essere specificamente ereditato. Ci sono alcune prove convincenti che i maschi con i padri alcolizzati sono a maggior rischio di sviluppare problemi con l’alcol; questo è particolarmente vero se l’alcolizzato era il nonno. Tuttavia, una delle principali limitazioni di questa scoperta è che queste casistiche rappresentano solo una piccola percentuale di quelli con problemi di alcol. Poiché la maggior parte dei dipendenti non ha una storia familiare di problemi di alcol, anche i fattori ambientali contribuiscono in modo significativo allo sviluppo dell’alcolismo. Le evidenze attuali suggeriscono che i problemi dell’alcol non sono né solo biologicamente né esclusivamente di origine ambientale, un approccio biopsicosociale sembra necessario per una comprensione adeguata dello sviluppo dei problemi di alcol.

L’abuso di alcol è un disturbo progressivo?

Le ricerche attuali suggeriscono che gli alcolisti che abusano di alcol più spesso passano periodi di alta intensità di consumo, separati da periodi di astinenza senza problemi. Solo una minoranza sperimenta un progressivo peggioramento del problema.

Se l’eccessivo consumo di alcol provoca così tante conseguenze negative a lungo termine, perché le persone continuano a bere molto?

Le persone bevono eccessivamente per una serie di motivi. Sebbene sia stato da sempre creduto che il problema del bere sia principalmente in risposta a stati emotivi negativi (come ansia o depressione) e a problemi interpersonali o pressione sociale, alcune recenti ricerche suggeriscono che molti bevitori riferiscono di bere principalmente quando sono di umore positivo per sentirsi ancora meglio.

Sia che si beva per superare un periodo negativo o per potenziare le emozioni positive, i benefici del bere di solito si verificano prima degli effetti negativi. Si ritiene che questo effetto premiante (rinforzante) a breve termine sia uno dei principali motivi per cui le persone sono disposte a rischiare le conseguenze negative a lungo termine del consumo eccessivo di alcol.

Come è possibile uscire dall’alcolismo o limitare l’abuso di alcol?

Vari approcci terapeutici sono stati utilizzati nel trattamento delle dipendenze (inclusi i farmaci anti-alcolici, la terapia individuale e di gruppo, gli Alcolisti Anonimi e la terapia cognitivo comportamentale). Tuttavia, la maggior parte dei trattamenti ha mostrato un successo limitato. Anche il tema degli obiettivi del trattamento è controverso. Per qualche tempo, l’astinenza – non bere affatto – fu ritenuta l’unico obiettivo appropriato. Le ricerche condotte negli ultimi due decenni suggeriscono, tuttavia, che la riduzione del consumo di alcol è un obiettivo appropriato per alcuni dipendenti, in particolare quelli il cui problema non è eccessivamente grave. Alcune ricerche recenti suggeriscono che alcuni alcolisti riescono ad uscirne senza un aiuto o un trattamento formalizzato.

La terapia cognitivo comportamentale ha contribuito in modo significativo alle principali scoperte nel campo dell’alcol negli ultimi decenni, in particolare nelle aree della valutazione e delle tecniche di trattamento e cura.

I trattamenti cognitivo comportamentali iniziano con una valutazione dettagliata del comportamento del bevitore. Queste informazioni vengono utilizzate per sviluppare un piano individualizzato per promuovere cambiamenti positivi e benefici nel comportamento target e nei comportamenti correlati.

I principi guida comuni suggeriscono che il trattamento: (a) dovrebbe essere individualizzato; (b) dovrebbe essere meno restrittivo (richiedendo il minimo cambiamento di vita pur continuando a raggiungere gli obiettivi e mantenendo i risultati); (c) dovrebbe essere progettato per includere componenti che migliorano l’impegno al cambiamento (motivazione), consentendo ai pazienti essere loro stessi la guida del proprio trattamento; (d) dovrebbe affrontare i problemi relativi alla ricaduta, poiché i tassi di recidiva nell’alcolismo sono estremamente alti dopo il trattamento.

Quanto dura il trattamento per l’alcolismo?

La durata del trattamento varia a seconda delle esigenze del paziente. Per alcuni questo potrebbe significare alcune sessioni; per altri potrebbe comportare un processo più lungo o più intenso. Si raccomanda che il trattamento inizi con l’intervento minimo adatto alla gravità del problema, con tecniche aggiuntive implementate solo se necessario.

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